Il sistema interno di “rieducazione” di Scientology

http://xenu.com-it.net/txt/kentrpf.htm

Il sistema interno di “rieducazione” di Scientology

Del Dott. Stephen A. Kent, Università di Alberta, Canada.

Versione rivista dall’autore nel Dicembre 1997 di uno studio presentato alla Society for the Scientific Study of Religion, San Diego, California, 7 Novembre 1997. Titolo originale: Il “lavaggio del cervello” nel Rehabilitation Project Force (RPF) di Scientology. Diversi documenti e testimonianze citati nel corso dell’analisi sono accessibili in lingua italiana nel nostro spazio. Dello stesso autore vedi anche il saggio Scientology, religione e diritti umani e la raccolta Controversie nel mondo accademico.

Traduzione a cura di Martini.

* Introduzione

* Il “dibattito sul lavaggio del cervello” nelle Scienze Sociali

* Racconti sull’RPF in tribunale o nei media

* Questioni metodologiche

* Storia ideale dell’RPF

* Manuale Hubbard di “lavaggio del cervello” e Psicopolitica

* Discorsi di Hubbard della fine degli anni ’60 sul “lavaggio del cervello”

* Precursori organizzativi dell’RPF

* La creazione dell’RPF

* La creazione dell’RPF dell’RPF

* Coerenze e variazioni dell’RPF

o 1. Segregazione forzata

o 2. Resoconti di maltrattamenti fisici

+ A) Esercizio fisico eccessivo – il Programma di Corsa

+ B) Impegno fisico e lavoro estenuante

+ C) Dieta povera

+ D) Questioni igieniche e cure mediche

+ E) Condizioni del riposo e del sonno

o 3. Maltrattamenti sociali

o 4. Studio intenso dell’ideologia

o 5. Confessioni forzate

o 6. Storie di successo

* L’impatto su alcuni scientologisti che hanno osservato l’RPF in azione

* Conclusioni: Il “lavaggio del cervello” come pratica di Scientology e concetto della sociologia

* Bibliografia

 

Introduzione

Il Rehabilitation Project Force (Programma di Riabilitazione – RPF) di Scientology, in qualità di istituzione internazionale che richiede obbedienza totale ai membri del suo circolo più ristretto, è un caso unico nelle organizzazioni ideologiche contemporanee che operano nel mondo occidentale. Mentre altre organizzazioni (come The Family/Bambini di Dio) hanno gestito programmi simili (si veda Kent e Hall, 1997), l’RPF esiste da oltre 20 anni. Istituito nel Gennaio del 1974, l’RPF è un programma di duro lavoro fisico, confessioni forzate e intenso indottrinamento ideologico. Scientology insiste che il programma è inteso a correggere i problemi dei membri dello staff per permettere loro di restare nella sua élite, la Sea Org, ed operare efficacemente al suo interno. I critici sostengono che il suo scopo è spezzare la volontà dei reclusi per minarne la capacità ad operare al di fuori dei vincoli psicologici posti dall’organizzazione. Discutono inoltre sul fatto che il programma fornisce a Scientology una forza lavoro a salario quasi nullo. In ogni caso, fin dal 1984 i giornali hanno parlato del programma, con articoli apparsi su media americani, britannici, danesi e tedeschi. Non esistono tuttavia rapporti accademici in merito, sebbene le sue attività hanno un impatto diretto su un argomento che diversi scienziati sociali considerano chiuso – fino a che punto le cosiddette religioni utilizzano tecniche di “lavaggio del cervello” sui propri membri.

Questo studio discute sul fatto che il “lavaggio del cervello” – “l’eliminazione sistematica, scientifica [,] e coercitiva dell’individualità della mente altrui” (Scheflin e Opton 1978: 40) – è un concetto sociale scientificamente appropriato per analizzare l’imposizione di Scientology di programmi di re-indottrinamento nell’ambito di condizioni di segregazione vissute dai reclusi dell’RPF, e della sua ancor più severa derivazione, l’RPF dell’RPF. Questo studio costruisce la sua tesi impiegando documenti originali che L. Ron Hubbard, fondatore di Scientology, ha scritto o diffuso, oltre a materiali legali, trascrizioni di colloqui e articoli pubblicati dai media. Questa documentazione, in concerto con altre argomentazioni, aiuta ad identificare i contesti storici e organizzativi da cui è emerso l’RPF, e fornisce ampi scorci sulle sue attuali attività, in diversi luoghi e durante particolari periodi di tempo. Di particolare interesse per gli studiosi è l’impiego che lo studio fa di pubblicazioni di Scientology che risalgono al periodo metà anni ’50 – fine anni ’60, che discutono specificamente di tecniche di “lavaggio del cervello”. Non solo, pertanto, “lavaggio del cervello” è un termine scientifico appropriato da usare quando si descrive l’RPF, ma costituisce inoltre un’espressione che coincide con le descrizioni della stessa Scientology su come ottenere cambiamenti attitudinali all’interno di ambienti ristretti.

Il “dibattito sul lavaggio del cervello” nelle Scienze Sociali

Nelle Scienze Sociali il “dibattito sul ‘lavaggio del cervello’” ebbe luogo principalmente negli anni ’80 e nei primi anni ’90, quando diverse organizzazioni professionali, professori e studiosi reagirono contro i tribunali americani che accettavano motivazioni in base alle quali le cosiddette nuove religioni “obbligavano” i membri alla conversione. La maggior parte dell’assalto sociologico prese di mira la psicologa Margaret Singer, PH.D., che impiegava un modello di persuasione coercitiva/”lavaggio del cervello” per spiegare alle corti in che modo i contendenti erano entrati, e si comportavano, nei gruppi contro cui ora stavano facendo causa, o da cui si stavano difendendo.

Gli attacchi scientifico-sociali conclusero che il termine “lavaggio del cervello” era valido solo se il gruppo in questione faceva uso di segregazione e maltrattamento fisico dei membri (si veda Anthony, 1990:304) in situazioni di consenso non informato (Young e Griffith, 1992: 93). Questo triplice requisito era davvero il minimo, considerato che un programma di “lavaggio del cervello” avrebbe dovuto comprendere anche un intenso programma di indottrinamento completo e di confessioni personali di “peccati” commessi nel passato. Dal momento che né i sostenitori del termine né i suoi detrattori avevano fornito prove concrete che anche queste attività minime avvenissero uniformemente nella maggioranza delle attività di conversione, sociologi e altri specialisti conclusero che il “lavaggio del cervello” non era un termine appropriato per descrivere come e perché si entrava in religioni nuove o controverse.

Di questi requisiti per l’uso del termine “lavaggio del cervello”, quello più importante era “l’estrema coercizione fisica” (Anthony e Robbins, 1992: 20, 25n.11). Nel caso in cui questa condizione fosse esistita, allora sarebbe stato lecito, sia ai ricercatori che ai tribunali, isolare il “lavaggio del cervello” da altre forme di persuasione coercitiva. Come Robbins e Anthony conclusero, “[senza] forza fisica di contorno non esiste punto di divisione naturale o oggettivo per definire quando la persuasione coercitiva è sufficientemente potente per sopraffare la libera volontà”, caratteristica del modello del “lavaggio del cervello” (Anthony and Robbins, 1992: 21).

Nelle battaglie legali, un aspetto cruciale del “lavaggio del cervello” è stato il tentativo di definire quando le corti avessero dovuto permettere ai singoli di usare tale concetto come scusante per comportamento illegale o deviante. Il ricercatore Dick Anthony (che spesso lavora con Tom Robbins) ha sviluppato la maggior parte della teoria a questo riguardo, e si è prestato quale consulente esperto per gli avvocati difensori della Chiesa dell’Unificazione, di Scientology, della Società Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON), della Meditazione Trascendentale e della Community Chapel contro le accuse di “lavaggio del cervello” mosse loro da ex membri delusi (Anthony e Robbins, 1992: 6n.1). Anthony e Robbins hanno concluso che alcuni tentativi di utilizzare il “lavaggio del cervello cultistico” per giustificare esoneri dalle protezioni (costituzionali americane) concesse alle religioni, presuppongono che il “lavaggio del cervello” sia una forma di “duro determinismo” che presume che le persone vengano confinate in sistemi ideologici di cui sono costretti ad adottare le dottrine (Anthony and Robbins, 1992: 23). Le spiegazioni di comportamento umano che postulano il determinismo duro, affermano Anthony e Robbins, “non sono generalmente, e nemmeno sostanzialmente, accettate nelle comunità scientifiche importanti” e non sono “più prese sul serio nel mondo accademico” (Anthony and Robbins, 1992: 25). Di conseguenza Anthony e Robbins sperano che, nei futuri tentativi di valutare “la rassomiglianza delle teologie dei gruppi religiosi con le ideologie totalitarie”, i ricercatori si concentreranno sul “libero mercato delle idee religiose o sull’esito dei processi” (Anthony e Robbins, 1992: 26). In altre parole, questi due rispettati scienziati sociali pensano che la ricerca abbia concluso che i gruppi religiosi non usano il “lavaggio del cervello”, almeno nel modo di determinismo duro, e questa conclusione elimina il bisogno di discussioni su intervento legale o governativo contro i culti, sulla base, ora confutata, che plagino i loro membri rendendoli robot che commettono atti devianti o criminali.

Racconti sull’RPF in tribunale o nei media

Straordinariamente, tuttavia, per tutta la durata di questo dibattito la stampa popolare, diversi documenti di tribunale, ed almeno una decisione di corte d’appello hanno descritto confino forzato, maltrattamenti e consenso non informato che i membri della Sea Org avevano vissuto sul programma, e nell’ambito dell’RPF di Scientology. Questi racconti ritraevano un programma di “lavaggio del cervello” impiegato per trattenere membri piuttosto che per renderli tali e, forse per questa ragione, gli scienziati sociali hanno trascurato questi racconti.

La prima dichiarazione pubblica sull’RPF sembra essere apparsa nella dichiarazione giurata del 25 Gennaio 1980 rilasciata dall’ex membro Tonya Burden di Las Vegas, Nevada, che lo descriveva come un “campo di concentramento di Scientology” (Burden, 1980: 8) e da cui era fuggita dopo essere rimasta sul programma per circa 3 mesi (Burden, 1980: 9-10). L’ex membro Gerry Armstrong confermò la descrizione generale delle condizioni dell’RPF fatte dalla Burden nella sua dichiarazione giurata del Giugno 1982, affermando che “aveva personalmente osservato che le persone sul programma RPF [compresa la Burden] dormivano sul pavimento di locali-magazzino, nella sala delle caldaie e in altre condizioni sub-umane…” (Armstrong, 1982: 3).

Armstrong e altri due ex membri, Laurel Sullivan e William Franks, nel 1984 hanno parlato molto duramente dell’RPF in un articolo del Clearwater Sun, quotidiano della Florida. Frank lo definiva “una cosa orribile” (citato in Shelor, 1984: 1B) e Sullivan raccontava di quanto “duro” fosse il programma, dovendo “lavorare con 45°C di calore [nel deserto della California] e soffrendo di un grave caso di colite” (citato in Shelor, 1984: 2B). Quello stesso anno il Sunday Times Magazine, rivista britannica, riportò altre descrizioni dell’RPF fatte da tre diversi ex membri – Bent Corydon, Jay Hurwitz e David Mayo: Hurwitz raccontò che nei primi cinque giorni del programma lui e gli altri vennero tenuti rinchiusi e guardati a vista. “Ci portavano il cibo e dormivamo sul pavimento. Dovevamo usare lo stesso gabinetto alla presenza degli altri” (Barnes, 1984:38).

Hurwitz era stato sottoposto all’RPF vicino a Gilman Hots Springs, California, nell’estate del 1982, assieme ad altri diciotto membri senior del personale di Scientology (Barnes, 1984: 38-39). Sempre nel 1984 un tribunale britannico stabilì, in una sentenza scritta, che due anni prima a una donna del quartier generale inglese di Scientology, a East Grinstead, “era stato richiesto di fare almeno 12 ore di lavoro fisico al giorno (spostare mattoni, vuotare bidoni ecc.)” che “le aggravarono un disturbo cronico alla schiena” (Corte Reale di Giustizia, 1984:27). Lo stesso racconto riapparve nell’eccellente studio redatto dall’inglese Jon Atack nel 1990 (Atack, 1990:341), e di nuovo in un articolo di quotidiano nel 1994 (Bracchi, 1994).

Tornando agli Stati Uniti, nel 1986 l’ex membro Don Larson raccontò alla rivista Forbes di aver personalmente condotto circa 300 scientologisti recalcitranti alle “Rehabilitation Project Forces” in centri Scientology di tutto il mondo, in un periodo di quattordici mesi, prima di lasciare il gruppo alla fine del 1983; in questi programmi, riporta, i membri dello staff erano indotti a svolgere lavori pesanti, a mangiare avanzi direttamente dal secchio e a dormire sul pavimento. Alcuni sembra vi fossero stati condotti contro la loro volontà (Behar, 1986: 318). L’anno successivo all’articolo del Forbes, il biografo britannico Russell Miller (1987) pubblicò il suo saggio sulla vita di Hubbard che conteneva una decina di riferimenti all’RPF.

Una sentenza di corte d’appello californiana del 1989 riportava che, “in continuazione, per tre settimane”, l’ex scientologo Larry Wollersheim era stato “tormentato e infastidito” per indurlo a entrare nel programma RPF, cosa che il giudice citò come “prova [che] Wollersheim aveva accettato parte del suo auditing [cioè assistenza religiosa] sotto minaccia di coercizione fisica” (Corte d’Appello della California, 1989: 9274). I racconti di Franks, Sullivan e dell’ex membro dello staff Sea Org Hana Whitfield apparvero nuovamente in un’inchiesta in più puntate pubblicata nel 1990 dal Los Angeles Times (Welkos e Sappell, 1990). L’articolo sosteneva che “l’RPF fornisce alla chiesa una squadra di lavoro che si occupa della manutenzione di edifici, zone verdi, rimozione dell’immondizia, pulizia gabinetti o qualsiasi altra cosa i funzionari della chiesa ritengano necessaria alla redenzione” (Welkos e Sappell, 1990: [25]). Lo stesso anno dell’inchiesta condotta dal Los Angeles Times, l’accurato studio di Jon Atack sul suo ex gruppo conteneva informazioni significative sull’RPF (Atack, 1990: 206, 341, 358, ecc.; si veda anche Atack, n.d.: 9-10). Infine, recentemente, nel 1996 l’RPF ha ricevuto l’attenzione dell’ex membro Bent Corydon (1996) – essendo stato anche lui assegnato sul programma. Nel loro insieme, queste fonti di media e tribunali suggeriscono con forza che l’RPF sia un piano di “lavaggio del cervello” secondo i requisiti che Anthony (1990) e Young e Griffith (1992) specificano, ma nessuno scienziato sociale ha condotto indagini.

Questioni metodologiche

Forse una delle ragioni per la quale gli scienziati sociali non hanno esaminato le dinamiche del “lavaggio del cervello” nell’RPF è perché il suo studio presenta alcuni insoliti ostacoli metodologici, che devono essere vinti, al fine di ottenere informazioni appropriate. Per prima cosa Scientology è pervenuta ad accordi extra-giudiziari con ex vittime dell’RPF, e detti accordi comprendono anche quello di non parlare pubblicamente e in modo critico contro l’organizzazione. Conosco almeno cinque persone – due americani, due canadesi e un neozelandese – che si sono accordati in tal senso. In secondo luogo Scientology mantiene confidenziali la serie di documenti chiave che definiscono l’attività dell’RPF. Questi documenti appaiono nella serie Flag Order 3434 (che contiene almeno cinquantasei argomenti diversi), e solo una piccola parte di essi sono trapelati all’esterno e possono essere vagliati dai ricercatori. Di conseguenza è impossibile rintracciare lo sviluppo del programma RPF attraverso i documenti più rilevanti dell’organizzazione, il che significa che la miglior fonte informativa per i ricercatori restano i racconti degli ex membri.

Terzo, è difficile trovare ex membri che siano passati per l’RPF e, una volta trovati, sono spesso riluttanti a parlare con un ricercatore. La difficoltà nel trovare ex reclusi dell’RPF scaturisce in parte dal fatto che lo scopo del programma è riportare i membri pentiti (e qualcuno potrebbe dire emotivamente sopraffatti) della Sea Org dentro l’organizzazione. Di conseguenza molti potenziali informatori restano in Scientology per timore di essere scomunicati, o rispediti sull’RPF per aver parlato negativamente del tempo che vi avevano trascorso. Inoltre come partecipanti all’RPF hanno trascorso innumerevoli (in alcuni casi centinaia) ore a confessare presunti crimini e peccati, e temono che l’organizzazione possa usare queste confessioni contro di loro se dovessero decidere di parlare. Di fatto, gli RPF-iani che completano il programma prima di andarsene devono scrivere, o firmare, una dichiarazione in cui lodano l’RPF e ne esaltano le qualità. Per tutte queste ragioni non ho cercato di intervistare scientologisti attivi che hanno partecipato al programma. Ogni critica o affermazione negativa che questi informatori avrebbero potuto consegnarmi sulle loro esperienze avrebbe probabilmente avuto, per loro, conseguenze disastrose.

Di conseguenza per questo studio ho intervistato sei persone che avevano partecipato al programma RPF in diverse parti del mondo, e ho inoltre raccolto documenti di tribunale, testimonianze giurate e corrispondenza da altri quattordici. Ho in seguito intervistato una persona che era stata testimone delle attività dell’RPF (ma non vi aveva preso parte) e ho raccolto testimonianza (attraverso corrispondenza personale, interventi anonimi su newsgroup e documenti legali) di altri otto individui che affermano di essere stati assegnati al programma. Oltre alle informazioni di e da queste ventinove persone, ho raccolto documenti e pubblicazioni originali di Scientology che discutono l’RPF, assieme a racconti desunti dalla stampa popolare. Il quadro che emerge da queste fonti mostra variazioni per quanto concerne i dettagli (a volte importanti), ma il quadro globale che riguarda l’attività del programma resta considerevolmente coerente.

Storia ideale dell’RPF

Cinque attività (spesso sovrapposte) di controllo sociale sembrano essere presenti in tutte le informazioni sull’RPF accessibili da fonti non-Scientology. Queste attività sono: 1) confino forzato; 2) abuso fisico (a mezzo di duro esercizio fisico, mansioni fisicamente estenuanti, dieta povera, tempo limitato per l’igiene personale, sistemazioni inadeguate per un buon sonno ecc.); 3) abuso sociale (a mezzo di restrizioni nelle comunicazioni verbali e scritte con il prossimo, degradazione, salario molto basso ecc.); 4) studio intenso dell’ideologia e 5) confessioni forzate di presunti “peccati” del passato. L’obiettivo di queste attività è l’allineamento all’ideologia di Scientology, come indicato dai suoi leader, dei reclusi dell’RPF. L’allineamento si verifica quando il programma ha eliminato la capacità individuale o il desiderio di criticare le direttive, o i leader che sovrintendono la loro realizzazione. Straordinariamente un opuscolo del 1955, quasi certamente scritto da Hubbard, descrive tecniche psico-politiche di sottomissione di individui e popolazioni alla regola totalitaria, e alcune di queste tecniche prefigurano le direttive RPF di cui in seguito approvò l’uso nei confronti dei suoi stessi corpi elitari.

Manuale Hubbard di “lavaggio del cervello” e Psicopolitica

L’opuscolo si intitolava “‘Lavaggio del cervello’ – sintesi del libro di testo russo di psicopolitica”, e una versione fu “pubblicata come pubblico servizio dalla Chiesa di Scientology” ([Hubbard?, 1955: retro copertina). L’introduzione afferma trattarsi di un discorso del celebre capo della polizia segreta sovietica, Lavrenti Beria, agli “studenti americani dell’Università Lenin” su come sovvertire la società attraverso l’imposizione alla popolazione della “psicopolitica” mascherata da “terapia mentale” (Hubbard [probabile autore], 1955: 3). L’intero testo è falso (Kominsky, 1970) e tutti gli indicatori puntano direttamente ad Hubbard come reale autore. In ogni caso Hubbard commentò per i suoi seguaci l’opuscolo sul “lavaggio del cervello” (Hubbard, 1955a: 309-310; 1955b: 312-313; 1956: 328), affermando che “se [gli auditors di Scientology] non comprendono la filosofia di base del plagiatore” avranno difficoltà a gestire i clienti che hanno subito queste tecniche (Hubbard, 1955a: 309). Più probabilmente stava cercando sia di screditare la psichiatria che di accattivarsi la simpatia del governo americano per la sua organizzazione (affermando che Dianetics e Scientology potevano capovolgere gli effetti del “lavaggio del cervello” comunista, e pertanto divenire un utile strumento politico). Di sicuro il desiderio di Hubbard di garantire Dianetics e Scientology come arma contro il comunismo spiegherebbe perché a metà Dicembre 1955 scrisse all’FBI a proposito dell’opuscolo. Spiegherebbe anche perché la Chiesa di Scientology pubblicò il volumetto “come servizio pubblico” (retro di copertina di Hubbard, [probabile autore], 1955).

Ossessionato com’è da controllo e sottomissione di genti e nazioni, il manuale di “lavaggio del cervello” è un lavoro straordinario. Molto probabilmente le idee chiave su cui Hubbard (presumibilmente) scrisse nel manuale divennero direttive e procedure del RPF, circa venti anni dopo. Per esempio, la definizione che il manuale fornisce di psicopolitica afferma che si tratta “dell’arte e scienza di far valere e mantenere il dominio su pensiero e lealtà di individui, ufficiali, agenzie e masse e la realizzazione della conquista di nazioni nemiche attraverso la ‘guarigione mentale’” (Hubbard [probabile autore], 1955: 6). Più avanti il testo presenta una strategia che i sovversivi dovrebbero impiegare per distruggere l’opposizione individuale allo stato, e questa strategia include la distruzione di qualsiasi forma di individualità che potrebbe incoraggiare dubbi nei confronti dell’ideologia da imporre: “[i] principi di individualismo orgoglioso, determinismo personale, libera volontà, immaginazione e creatività personale sono simili nelle masse, e in opposizione al bene del Grande Stato. Queste forze ostinate e non allineate non sono nient’altro che malattie che porteranno a disaffezione, discordia e, alla lunga, al collasso del gruppo di cui l’individuo fa parte” (Hubbard [probabile autore], 1955: 9). Avendo identificato l’individualità come una minaccia per il “Grande Stato”, la soluzione è semplice: “la missione della Psicopolitica è primariamente quella di allineare obbedienza e obiettivi del gruppo, e poi mantenere questo allineamento eradicando l’efficacia di persone e personalità che potrebbero condurre il gruppo alla disaffezione… La Psicopolitica rende possibile rimuovere quella parte della personalità che, in sé, sta rovinando la costituzione stessa della persona, oltre che il gruppo a cui la persona è collegata.” (Hubbard [probabile autore], 1955: 10). Essenzialmente, pertanto, lo Stato deve stabilire i propri obiettivi come i soli accettabili, in seguito sradicare quegli aspetti della personalità umana che potrebbero condurre a espressioni individualistiche non allineate a questi obiettivi. Questo schema di conformità totalitaria appare essersi trasformato nella realtà dell’RPF.

Discorsi di Hubbard della fine degli anni ’60 sul “lavaggio del cervello”

In almeno quattro occasioni, alla fine degli anni ’60, Hubbard discusse in diverse conferenze e scritti il “lavaggio del cervello”, e queste disquisizioni sono coerenti con le tecniche base della distruzione della personalità e riallineamento di obiettivi di cui si parla nel manuale di “lavaggio del cervello” del 1955. Il volume Tutto sulle Radiazioni, che sta a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, considerato che Hubbard desunse i suoi commenti dal “Convegno su Radiazioni Nucleari e Salute” del 1957, fu pubblicato quello stesso anno, e in seguito ripubblicato nel 1967. Questo libro comprende un paragrafo intitolato “Che cos’è il ‘lavaggio del cervello’”: “Il ‘lavaggio del cervello’ ha una meccanica semplicissima. Si induce una persona a essere d’accordo [sul fatto] che qualcosa potrebbe essere e successivamente, per mezzo dell’introversione e dell’autocritica, la si porta ad ammettere che è proprio in quella maniera. Solo allora quella persona crede vero un fatto che non lo è. Dosando gradatamente interrogativi martellanti, pestaggi e tortura, gli addetti al “lavaggio del cervello” possono far credere alla persona [cioè alla vittima] di aver visto e fatto cose che non ha mai fatto né visto” (Hubbard, 1957: 84; citato anche in Hubbard, 1976b: 55 [questo brano di traduzione è stato tratto per intero dal volume Tutto sulle Radiazioni, prima edizione italiana, 1980, L. Ron Hubbard – NdT]). Come aveva indicato nel 1955, le persone possono essere sottoposte a “lavaggio del cervello” (credeva) fornendo loro un obiettivo o fatto esterno, poi facendole crollare (con lo stress) fintanto che non l’avessero creduto vero.

Due anni dopo la riedizione di Tutto sulle Radiazioni (il 20 Dicembre del 1969) Hubbard discusse di nuovo il “lavaggio del cervello” aggiungendo tuttavia un cambiamento. Ora lo definiva come “la sottomissione di una persona con indottrinamento sistematico o pressione mentale, allo scopo di farle cambiare punto di vista, o confessare un crimine” (citato in Hubbard, 1976b:55). Perciò non solo Hubbard credeva di sapere come indurre la gente a cambiare idea su argomenti vitali, ma pensava che avrebbe potuto forzare confessioni (presumibilmente false) sottoponendola a “lavaggio del cervello” attraverso grave stress. Di nuovo, queste intuizioni portarono frutti nell’ambiente RPF.

Ulteriori spunti sulla conoscenza che Hubbard aveva del “lavaggio del cervello” provengono da un articolo di Scientology del Marzo 1969 apparso sulla rivista dell’organizzazione denominata Freedom. All’epoca della sua pubblicazione l’articolo intitolato “Brainwashing” non rivelava il nome dell’autore, e solo dopo il 1992 i ricercatori sono riusciti a verificarne la provenienza, cioè lo stesso Hubbard (si veda Church of Scientology International, 1992: 757). L’articolo conteneva un lungo estratto dell’autore conservatore Robert G. Ridgway (seguito alla fine dai commenti di Hubbard), e un paragrafo del commentario di Ridgway che includeva un paragrafo dal sottotitolo “Collasso Nervoso”. Descriveva le tecniche per far crollare una persona, e successivamente ricostruirla con gli obiettivi definiti dal gruppo: “la prima parte della tecnica del ‘lavaggio del cervello’ consiste nell’indurre artificialmente un collasso nervoso che rompe il filo con le esperienze individuali del passato, e lo getta alla deriva nel mare della suggestionabilità. Ciò si ottiene con l’esaurimento fisico, la confusione, il dolore fisico continuo, la paura e l’ansia. Tutto ciò distrugge individualità e identità umane fratturando i modelli abitudinari prefissati ed impiegando questi utili frammenti, cementati dalla suggestione, per ricostruire una personalità completamente diversa. I ricordi si confondono; la logica diventa confusa e il giudizio è distorto dall’assenza di riferimenti e disciplina. La persona ha perso il controllo della sua mente – è a questo punto che la suggestione diviene più efficace. La vittima è grata perché viene orientata di nuovo. Apprezza qualsiasi scopo o direzione le venga fornita. Pensa di essere stata ricondotta alla sanità mentale [ma] in realtà le è stata rubata l’anima. Questo è stato fatto a padri americani in Corea, e ai loro figli in Vietnam” (Ridgway, citato in [Hubbard], 1969: [4]). Simile agli scritti di Hubbard di un decennio prima, questo articolo identifica la necessità di distruggere l’individualità (effetto qui raggiunto inducendo crolli nervosi) e poi allineare la personalità frantumata con scopi e indirizzi forniti dall’alto.

Hubbard (crediamo) aveva impiegato una argomentazione simile a proposito dell’induzione di collassi nervosi nel manuale sul “lavaggio del cervello” del 1955. Il manuale affermava che: “Esiste una curva di degradazione che conduce a un punto in cui la sopportazione di un individuo è pressoché esaurita, e qualsiasi azione improvvisa nei suoi confronti gli causerà uno stato di shock. Similmente un soldato tenuto prigioniero può essere maltrattato, rinnegato, diffamato e degradato al punto in cui il minimo movimento da parte di chi l’ha catturato lo farà indietreggiare. Allo stesso modo la minima parola da parte di chi lo tiene prigioniero lo farà obbedire, o modificherà la sua lealtà e credenza. Con sufficiente degradazione, un prigioniero può essere indotto a uccidere i suoi stessi compatrioti, chi sta dalla sua parte della barricata. Esperimenti su prigionieri tedeschi hanno successivamente dimostrato che dopo appena settanta giorni di cibo pessimo, poco sonno e condizioni di alloggiamento quasi insopportabili, che [sic] il minimo movimento verso il prigioniero causava uno stato di shock oltre la sua soglia di sopportazione, e lo portava a ricevere ipnoticamente qualsiasi cosa gli venisse detta. È perciò possibile ottenere obbedienza completa e servile da un intero gruppo di prigionieri, nell’ordine di migliaia, senza la fatica di rivolgersi personalmente ad ognuno, per snaturare la loro lealtà e inculcare comandi adeguati per assicurarsi la loro condotta futura, anche quando verranno rilasciati”. (Hubbard [autore probabile] 1955: 41-42). Di nuovo, le tecniche per tentare di indurre cambiamenti di comportamento attraverso grandi stress sembrano essere diventate realtà nell’RPF, che Hubbard istituì meno di cinque anni dopo aver pubblicato un articolo sul “lavaggio del cervello” che conteneva i commenti di Ridgway sui crolli nervosi.

Precursori organizzativi dell’RPF

Nello stesso periodo in cui, alla fine degli anni ’60, Hubbard scriveva sul “lavaggio del cervello”, istituiva all’interno di Scientology un certo numero di strutture formali progettate sia per punire chi riteneva deviante, e il cui rendimento sul lavoro era deficitario, sia per addestrare agli impieghi necessari all’organizzazione. Avendo preso il mare alla fine del 1967 (Atack, 1990: 176-177), punizioni e programmi di addestramento di Hubbard riflettevano i bisogni e le condizioni della vita marinara. Il 4 Gennaio 1968, per esempio, Hubbard creò ciò che definì “Brigata di Sentina”, vale a dire un incarico punitivo per tutti quei membri Sea Org che secondo lui erano “scrocconi che oziavano durante il lavoro, o avevano la testa fra le nuvole” (citato in Hubbard, 1976b: 341). Questi sgradevoli compiti comprendevano pulire i settori in cui venivano trascinate le ancore ricoperte di fango, e “tubature del carburante, dell’acqua, sentine ecc.” (citato in Hubbard, 1976b:341). Si trattava di incarichi difficili, sporchi e in qualche modo pericolosi, e nel giro di pochi anni sarebbero stati assegnati ai reclusi del programma punitivo interno all’RPF, ovverossia l’RPF dell’RPF.

Di sicuro all’inizio del 1969 Hubbard aveva in funzione due progetti di addestramento – il Deck Project Force (DPF) e il Pursers Project Force (PPF), che tuttavia abolì il 25 Marzo 1969 (Hubbard, 1969). Apparentemente il DPF comprendeva membri della Sea Org addestrati sui vari compiti a bordo, e il PPF presumibilmente addestrava su finanza e approvvigionamenti della nave (si veda Hubbard, 1976b: 429). Parimenti, poco prima dell’aprile 1972 Hubbard aveva un programma di addestramento su servizi domestici denominato Stewards Project Force (SPF [Hubbard, 1972a; 1976b: 501). Aveva inoltre un programma chiamato Estates Project Force (EPF) che, (come dobbiamo ricostruire da un documento successivo) contemplava lavori come tinteggiatura e ramazzatura (Hubbard, 1977: 1).

Sino all’avvento dell’RPF l’EFP riceveva anche membri della Sea Org per ciò che Scientology definiva “retreading” [lett.: ricostruzione di pneumatici – NdT]. Questi staff avevano bisogno di supervisione costante, causavano ovvi problemi o svolgevano il loro lavoro senza entusiasmo (cioè soffrivano di “robotismo” [Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 1]).

Apparentemente, tuttavia, Hubbard re-istituì il DPF, perché all’inizio del 1972 ricopriva funzioni che andavano oltre il semplice addestramento. Oltre alle nuove reclute, il DPF riceveva membri Sea Org che mettevano in discussione l’autorità. Nel linguaggio e nella particolare logica di Scientology queste persone si erano “interiorizzate”. Vale a dire: “la persona sta incontrando nell’ambiente una contro-intenzione che coincide con la sua (ovvero irragionevolezza) e l’attenzione viene diretta verso la sua contro-intenzione piuttosto che verso un obiettivo” (Hubbard, 1976b: 437, citando un Flag Order del 23 Settembre, 1969). Detto in linguaggio più semplice, queste persone mettevano in discussione aspetti della vita della Sea Org, e nel mondo esterno trovavano aspetti che rafforzavano i loro dubbi interiori. Di conseguenza il DPF serviva per “riabilitare ed esteriorizzare la loro attenzione” facendo loro svolgere incarichi di lavoro. (Hubbard, 1972a; si veda 1976b:133). Ancora, detto in parole povere, l’intento del programma era di fare in modo che la persona smettesse di guardarsi dentro e (ri)apprendesse ad accettare gli ordini che l’organizzazione e i suoi leader impartivano.

Con in mente questo obiettivo, nell’ambito del DPF Hubbard impose un sistema di premi e punizioni, chiamato “Etica”, paragonabile al sistema in cui operavano i membri ordinari della Sea Org. A supervisione dell’Etica del DPF veniva assegnata una persona con il titolo di “Deck Project Force Master-At-Arms [DPF MAA],” {Forza del Progetto Ponte – Maestro d’Armi}, responsabile di “rendere l’etica reale [in Scientology “realtà” equivale ad “accordo”; “rendere reale” significa pertanto cercare l’accordo su un determinato punto – NdT] ai membri del DPF rimuovendo dall’area la contro-intenzione e l’intenzione diversa, e fare in modo che ogni membro DPF sia in grado di produrre con statistiche in crescita” (Hubbard, 1976b: 133; citando un Flag Order del 20 Febbraio 1972). In altre parole il MAA doveva rimuovere qualsiasi ideale non allineato agli obiettivi di Scientology con l’uso del sistema premi-e-punizioni dell’”Etica”. Ritardi, indugi, scarso rendimento sul lavoro, atteggiamento negativo ecc. erano azioni “Fuori Etica” che autorizzavano il MAA ad assegnare il colpevole ad una Condizione inferiore di Etica, il che implicava castighi su una scala graduata di severità. Il colpevole doveva eseguire questi lunghissimi compiti punitivi, o “ammende”, dopo la normale giornata lavorativa di otto-dieci ore (si veda Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1973). Presumibilmente il completamento di queste ammende insegnava le conseguenze del non mostrare una crescita produttiva continua, che si pensava dipendesse da intenzioni personali ritenute in disarmonia con le esigenze di Scientology. Negli incarichi di Etica del DPF MAA possiamo sentire l’eco delle idee di Hubbard sul “lavaggio del cervello”, che discusse per la prima volta nel 1955 e sviluppò alla fine degli anni ’60. Questo membro dello staff doveva portare le persone all’esaurimento fisico e al contempo condurle a rinunciare ai loro dubbi privati, con l’obiettivo di farle abbracciare completamente gli obiettivi collettivi dell’organizzazione.

Evidentemente il regime di duro lavoro in condizioni rigide del DPF continuò sino ai primi anni ’80, considerato che il racconto di Birgitta Dagnell sul periodo da lei trascorso sul DPF in Danimarca ha notevoli somiglianze con i racconti dell’RPF. Secondo le sue dichiarazioni, era una degli 82 ex membri del Guardian’s Office che nel 1982 vennero assegnati sul DPF danese dalla nuova dirigenza dell’Office of Special Affairs [OSA]. Le condizioni di affollamento, cibo povero, lunghe ore di lavoro, gli incarichi che comprendevano “pulire gabinetti, corridoi[,] e camere d’hotel[,] oppure lavori di tinteggiatura e costruzione” (Dagnell 1997:3) erano le stesse dei reclusi RPF in altre parti del mondo. Così come le “verifiche di sicurezza gang-bang” (che discuterò in seguito) e la pretesa che “riconoscessimo che [eravamo] davvero cattivi e malvagi” (Dagnell, 1997:4) che la donna sperimentò durante ciò che pensava dovessero essere sessioni di auditing.

La creazione dell’RPF

L’RPF si basa direttamente sul ruolo punitivo, qualcuno direbbe di “lavaggio del cervello”, sviluppato con il DPF. Le motivazioni di Hubbard per l’istituzione, nel Gennaio del 1974, del programma, comprendevano anche la ritorsione personale. Verso la fine del 1973 Hubbard si era recato a terra, a Tenerife, Isole Canarie, per fare un giro in moto. Cadde e rimase ferito. Convalescente a bordo della sua nave ammiraglia, incolpò dell’accaduto membri innominati dell’equipaggio che credeva non si stessero attenendo ai suoi ordini con sufficiente diligenza. Come reazione ordinò la creazione dell’RPF, con l’intenzione di assegnarvi chiunque avesse “‘contro-intenzioni’ ai suoi ordini o desideri… e anche tutti i sobillatori e chi aveva ricadute” (Miller, 1987:321; si veda Kent, intervista con Pignotti, 1997:6; Kent, intervista con Ernesto, 1997:2).

I ricercatori non hanno copie dei primi tre Flag Orders che istituiscono l’RPF, ma hanno il quarto, del 30 Maggio 1977, versione due volte riveduta dell’emissione del 7 Hennaio 1974. In un qualche momento tra la sua istituzione e la fine del Maggio 1977 l’RPF aveva assunto le funzioni punitive precedentemente gestite dall’EPF e, presumibilmente, del DPF. I membri della Sea Org entravano nell’RPF se avevano indicatori di letture drammatiche (chiamati “rock-slam”) mentre venivano assistiti, o “auditi”, sulle confessioni di Scientology, con l’ausilio di una rudimentale macchina della verità denominata E-meter (che restituisce letture sulle risposte galvaniche della pelle). Questi indicatori, o spostamenti dell’ago, indicavano presumibilmente “una intenzione malvagia nascosta a proposito del soggetto o domanda in discussione o audita” (Hubbard, 1975:357). Altri venivano assegnati all’RPF per scarsa produzione sul lavoro o sull’incarico ricoperto, indicatori di personalità carenti (presumibilmente cose quali depressione, lamentele e dubbi su Hubbard o sulle sue tecniche), e naturalmente i sobillatori (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977:1).

Il documento RPF [sopra citato] spiega assai dettagliatamente l’ambito di confino forzato, abusi fisici e sociali, e confessioni forzate che costituivano (e costituiscono) le attività centrali del programma. Alcuni passaggi, per esempio, sottolineano le regole fondamentali sul confinamento forzato. I reclusi non possono lasciare i locali, e possono spostarsi tra i vari edifici solo se accompagnati dalle guardie della sicurezza (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 10). I maltrattamenti fisici avvengono nell’ambito di lavori a volte impegnativi e pericolosi a cui vengono assegnati. Nello specifico, i reclusi devono eseguire undici funzioni di manutenzione: pulizia interna ed esterna degli edifici; pulizia dei bagni; tinteggiatura generale; restauro interno degli edifici; pulizia di magazzini, corridoi e vani scale; altri progetti in “larga scala” fuori dalle aree degli alloggi, cucine o sale da pranzo; “pulizia dei garage”; “pulizia degli ascensori e dei pozzi degli ascensori”; pulizia delle sale motore e delle sale caldaia; predisposizione della mobilia in occasione di feste; e “rimozione rifiuti”. I reclusi possono inoltre ricevere incarichi speciali da personale Scientology specifico (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977:4), e viene concesso il permesso di far visita all’Ufficiale Medico di Scientology (il quale non è necessariamente un medico) solamente in presenza di febbre o ferite che abbisognano di medicazione o trattamento (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 6). Ai reclusi viene concesso avere pasti normali, a meno che non ne vengano privati membri Sea Org non RPF-iani (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 9). L’uso di bagni e gabinetti è limitato (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 11) e, a “spese dell’RPF”, ai reclusi è permesso: “[a] un numero minimo di ventilatori” nelle aree di studio e riposo, “laddove NON vi sia circolazione d’aria facilmente disponibile” (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 11 [enfasi e maiuscolo in originale]). Sommando il tempo destinato ai vari compiti che i reclusi devono svolgere quotidianamente, possiamo dedurre che ogni giorno possono dormire per sette ore, devono studiare e audire per cinque, mezz’ora per ciascuno dei tre pasti, 30 minuti al giorno per l’igiene personale e dieci ore di lavoro fisico.

Le direttive che parlano di maltrattamenti sociali sono numerose. I reclusi devono indossare abiti da lavoro neri o blu scuro (come per esempio una pesante tuta [(Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 1]). Sono esclusi da tutte le normali attività sociali nei locali o nella comunità (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 2-3, 11) e qualsiasi problema che queste restrizioni potrebbero causare ad impegni non-Scientology richiede un rapporto immediato ai superiori (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 3). Come la direttiva succintamente afferma: “[a] un membro dell’RPF è un membro dell’RPF, e nient’altro al di fuori di esso, sino al suo rilascio” (Consiglio direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 3). A seconda del grado di progresso dei reclusi, il salario è di un quarto o della metà delle normali tariffe Sea Org, “a meno di non essere trattenuto o multato da un’azione di giustizia” (Consiglio direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 9; si vedano 9 e 10). Gli alloggi dei reclusi sono isolati da quelli degli altri membri Sea Org, e si suppone siano conformi ai requisiti sanitari, anti-incendio e di sicurezza (Consiglio direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 10). I reclusi non possono parlare con membri regolari della Sea Org, scientologisti del pubblico o membri del pubblico a meno che non abbiano l’ordine di evitare la “maleducazione” (Consiglio direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 10). Chi è sposato può ricevere una visita coniugale una sera la settimana, in un’area autorizzata, a patto che il suo progresso nell’RPF sia soddisfacente (Consiglio direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 10). Parimenti gli sposati possono incontrarsi con il coniuge o i figli in età scolare una volta al giorno durante i pasti, o alla sera, se il loro progresso è soddisfacente ed evitano di discutere la loro situazione RPF. Possono essere organizzate ulteriori visite durante i pasti con i figli in età pre-scolare (Consiglio direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 10).

Nel programma è incorporato l’intenso studio dell’ideologia di Hubbard, e ai reclusi vengono assegnate giornalmente “cinque ore di studio o auditing” (Consiglio direttivo delle Chiese di Scientology, 1977: 14; si veda 6). Prove indicano che alla metà degli anni ’70 i reclusi dell’RPF potevano completare il programma in qualche settimana, ma racconti successivi mostrano che spesso era richiesto più di un anno, e durante la carriera in Scientology si possono subire condanne all’RPF in più di una occasione.

La creazione dell’RPF dell’RPF

Il 24 Aprile 1974 un Flag Conditions Order istituì l’RPF dell’RPF. Questo programma ospitava persone che già stavano sull’RPF ma non procedevano in modo soddisfacente, o che pensavano che l’essere stati assegnati all’RPF fosse ridicolo. Come Hubbard scrisse nel suo dizionario di “tecnologia gestionale”: “la prima assegnazione all’RPF dell’RPF avvenne perché la persona considerava la loro [sic] assegnazione all’RPF come un fatto divertente, un premio [sic] ed era perciò incapace di riconoscere il bisogno di redenzione o i mezzi per realizzarla. Fino al momento in cui la persona non abbia riconosciuto il loro [sic] bisogno, e di sua spontanea volontà non richieda di essere inclusa nelle azioni di redenzione dell’RPF, si applicano le restrizioni [dell’RPF dell’RPF]” (Hubbard, 1975: 451).

Le persone sull’RPF dell’RPF sono separate dai reclusi dell’RPF negli incarichi di lavoro, nel mangiare, dormire, negli appelli e nelle altre attività. Non vengono retribuite, non ricevono auditing, non possono dormire più di sei ore, e per le infrazioni ricevono triple punizioni di Etica. Come riflesso del fatto che l’RPF dell’RPF nacque a bordo di una nave, i reclusi del programma potevano lavorare unicamente “nelle sentine della sala macchine”. Inoltre avevano il permesso di comunicare solo con il responsabile dell’RPF, e non potevano “rientrare completamente nell’RPF fintanto che non avessero [fatto] accettabile ammenda verso tutti i membri dell’RPF” (Hubbard, 1975: 451).

Sorprendentemente questo riassunto dell’RPF dell’RPF è disponibile su un dizionario di Scientology a cui i membri del pubblico hanno facile accesso. Non è tuttavia sorprendente il fatto che questa stessa informazione non compaia nei più recenti sforzi di diffusione di Scientology – il suo sito Web, sponsorizzato dalla Church of Scientology International, non fa cenno all’RPF dell’RPF, e descrive l’RPF in termini che lo fanno sembrare un programma per ricostruire la fiducia in se stessi, e per il rinvigorimento personale. Secondo il sito Web, l’RPF è una “seconda chance” per i “membri dello staff della Sea Org che sarebbero altrimenti congedati per serie e/o continuate violazioni ecclesiastiche” – una opportunità per sperimentare la “completa riabilitazione” dalla “‘rovina’ personale” (Church of Scientology International, 1996). “I partecipanti” al programma ricevono “quotidianamente sia studio che assistenza religiosa rivolta ad aree di difficoltà della vita personale”. Inoltre “svolgono lavoro di squadra otto ore al giorno, con compiti che migliorano i locali della Chiesa da cui dipendono, e migliorano la collaborazione e il coordinamento tra i partecipanti. Il lavoro permette all’individuo di riacquisire fiducia in se stesso, e l’orgoglio della realizzazione”. I membri della Sea Org che si sono sottoposti al programma presumibilmente “attestano enormi benefici personali, ed esprimono il loro apprezzamento per essere stati in grado di beneficiare della redenzione, in opposizione al congedo” (Church of Scientology International, 1996). Questo ritratto da pubbliche relazioni dell’RPF è in notevole contrasto con i racconti che molti ex “partecipanti” ne hanno fatto nel momento in cui non erano più sotto il diretto controllo della politica di Scientology che punisce chi critica l’organizzazione o le sue dottrine. Ciascuno degli aspetti che il sito web cita sotto una luce favorevole – studio, assistenza religiosa/auditing, “otto ore” di lavoro quotidiano che ricostruiscono fiducia e orgoglio, condizioni di impiego e salario, e le espressioni di apprezzamento di chi ha terminato il programma – vengono interpretati in modo molto diverso dagli ex membri della Sea Org che mi hanno fornito le informazioni per questo studio sull’RPF.

Coerenze e variazioni dell’RPF

Mentre i racconti dell’RPF fatti dagli ex membri mostrano notevole coerenza nel corso del tempo e nelle diverse località, sono avvenuti cambiamenti per quanto riguarda i locali, il personale e le esigenze organizzative immediate. Tutti i racconti resi, tuttavia, illustrano in che modo l’RPF cerca di controllare il corpo dei suoi reclusi attraverso una varietà di richieste fisiche, abusi e obblighi di lavoro mentre, al contempo, cerca di controllare la loro mente con auditing intensivo, corsi di studio, confessioni e “storie di successo”.

Mettendo insieme le testimonianze giurate, i colloqui, gli interventi Usenet e la corrispondenza che ho raccolto, sono entrato in possesso di: due resoconti dell’RPF sulla Apollo (la nave su cui Hubbard visse dal 1967 al 1975); sette resoconti dal complesso del Fort Harrison Hotel di Clearwater, Florida; uno da La Quinta, California; uno da Indio, California; quattro da Gilman Hot Springs, California (che gli informatori a volte chiamano “Hemet”, dal nome della vicina cittadina, oppure “Gold”, secondo il nome Scientology); due dal campo di Happy Valley nei pressi di Gilman Hot Springs e la Riserva Indiana di Soboda; due dal complesso Cedars di Los Angeles; uno da una nave anonima attraccata nei pressi di Los Angeles; uno da East Grisntead, Sussex (Inghilterra); e uno del precursore dell’RPF a Copenhagen, Danimarca. Cinque informatori sono stati sottoposti all’RPF dell’RPF – uno sull’Apollo; due al complesso del Fort Harrison; e due sia a Gilman Hot Springs che a Happy Valley.

1. Segregazione forzata

La segregazione forzata, ovvero uno dei prerequisiti richiesti dagli scienziati sociali che utilizzano la definizione “lavaggio del cervello”, si è verificata nello specifico in nove resoconti dell’RPF e in due resoconti dell’RPF dell’RPF. Di fatto sette informatori hanno riferito dei loro tentativi di fuga dal programma (a volte riusciti), e di guardie con il compito di evitare che ciò avvenisse. Questi racconti sono in netto contrasto con l’insistenza di Scientology che la “partecipazione” a un programma RPF sia volontaria. Per esempio l’esperienza di Dennis Erlich nell’RPF e nell’RPF dell’RPF al Fort Harrison, alla fine del 1978, cominciò con due “guardie” inviate a prelevarlo e ad accompagnarlo al programma. Non oppose resistenza perché “era praticamente implicito che se volevi evitarlo ti avrebbero fatto vedere i sorci verdi…” (Intervista di Kent a Erlich, 1997: 9). All’altro lato del continente, più o meno nello stesso periodo, Patti si trovò davanti “due robusti omoni” che le dissero “andrai all’RPF…” (Intervista di Kent a Patti, 1997: 19). L’ex membro David Mayo nel suo affidavit ha rievocato una storia più drammatica, insistendo che “il 29 Agosto 1982, David Miscavige e altri, agendo su ordine di L. Ron Hubbard, mi rapirono, mi tennero prigioniero e abusarono fisicamente e mentalmente di me per sei mesi” (Mayo, 1994: 2-3).

Altri hanno raccontato di essere stati forzatamente segregati (per esempio Whitfield, 1989: 6) o di aver incontrato terzi che lo sono stati. L’ex membro, ora critico, Dennis Erlich scherzò sul suo assegnamento all’RPF e, conformemente alla direttiva di Hubbard, finì sull’RPF dell’RPF nei seminterrati del Fort Harrison. Guardato a vista per dieci giorni, Erlich afferma di aver passato i primi due giorni “rinchiuso in una gabbia di ferro…” (Intervista di Kent a Erlich, 1997: 8). Quando Nefertiti (presunto alias di una ex membro) si ritrovò sull’RPF dell’RPF nello stesso seminterrato, circa dieci anni dopo, incontrò una donna (afferma) “di circa 30 anni, febbricitante, il corpo completamente coperto di sudore [e] in catene. Aveva una catena lunga circa mezzo metro che le teneva unite le caviglie, così che per camminare doveva procedere a passettini” (Nefertiti, 1997: 3). Tonya Burden ha giurato “in conformità a leggi e pene previste per chi rilascia falsa testimonianza” (Burden 1980: 12) di aver “personalmente visto una persona incatenata alle tubature della sala caldaia nell’edificio del Fort Harrison, durante un periodo di settimane” (Burden, 1980: 10). Similmente la Whitfield, in una sua testimonianza giurata, ha dichiarato che mentre era sull’RPF al Fort Harrison, Lyn Froyland venne assegnata all’RPF dell’RPF e “laggiù [nel seminterrato] rimase per settimane incatenata a una tubatura, guardata a vista. Le portavano i pasti e le era permesso andare al gabinetto, ma nessun altro tipo di igiene personale” (Whitfield, 1994: 42).

Il racconto più estensivo circa la segregazione proviene dall’ex membro Andre Tabayoyon, che ha parlato della base di Gilman Hot Springs (dove lavoravano membri dell’RPF) munita di un sistema di sicurezza che comprendeva “recinto perimetrale, barriere taglienti, illuminazione del recinto perimetrale, monitor elettronici, microfoni nascosti, sensori sul terreno, sensori di movimento e telecamere nascoste installate in tutta l’area – anche fuori dalla base” (Tabayoyon, 1998: 8). Tabayoyon ha parlato del suo lavoro sul sistema di sicurezza della base nel 1991, ma già nel Gennaio 1983 la riluttante reclusa dell’RPF Julie Mayo aveva trovato, a Gilman Hot Springs, la strada della libertà bloccata da un recinto sorvegliato. Approfittando di quella che poteva essere l’unica possibilità di fuga, Julie Mayo un mattino attese finché la guarda aprì il cancello per permettere a qualcuno di uscire, e sgusciò in strada, non vista, prima che il cancello venisse richiuso (J. Mayo, 1996: 8-9).

Altri racconti di fuga specificano come le vittime dell’RPF fossero, essenzialmente, poste in stato di fermo in situazioni a cui non avevano acconsentito (men che meno si può parlare di consenso informato). Vicki Aznaran, per esempio, “e altre due vittime fuggirono da Happy Valley attraverso la Riserva Indiana di Soboba, dove furono inseguiti da guardie in moto di Happy Valley. Vicki e le altre vittime furono soccorse da residenti della riserva che le raccolsero a bordo di un pick up e le nascosero in un motel nella cittadina di Hemet” (Aznaran e Aznaran, 1988: 12). L’ex membro Pat fuggì grazie a una serie di complicati stratagemmi. Per prima cosa inventò una storia che convinse le guardie a lasciarle usare il telefono. Poi chiamò un amico non-Scientology e gli diede istruzioni chiare su dove si sarebbe dovuto trovare la sera successiva (Intervista di Kent a Pat, 1997b: 3). La sera seguente architettò una ulteriore storia che le permise di arrivare vicino alla strada dove la stava aspettando l’amico. Manipolando la guardia che l’aveva accompagnata, Pat riuscì ad allontanarsi a sufficienza e saltare nella macchina: “rinchiusi in fretta la portiera e dissi ‘vai!’. [Il mio amico] bloccò le porte e spinse sul gas… era stato un periodo orribile, davvero orribile, ed eccomi lì in quella macchina non sapendo dove andare, con soli 40 centesimi nel borsellino… ma non potevo più rimanere, non potevo starci un minuto di più. Non potevo sopportare un altro secondo di quella degradazione” (Intervista di Kent a Pat, 1997b: 4). Mentre l’auto rombava via, gli scientologisti che avevano assistito alla sua fuga le urlavano dietro.

Esistono altri racconti di fuga e tutti indicano che le persone stavano sul programma RPF contro la loro volontà. Ciononostante alcuni si lasciarono convincere a tornare sul programma (o su un programma collegato) dalle squadre Scientology di recupero inviate allo scopo di riportali indietro. Anne Rosenblum per esempio ha raccontato di essere fuggita dall’RPF del Fort Harrison di Clearwater sgusciando via dall’infermeria e poi saltando un muro (Rosenblum, n.d.: 6). Fuggì a casa di un’amica scientologista che, evidentemente, informò l’organizzazione e la convinse (assieme a quattro “scorte” Scientology) a tornare, e a lasciare (“route out”) la Sea Org attraverso le procedure Scientology standard. In stato emotivo confusionale fece ritorno al Fort Harrison, e rimase sotto sorveglianza mentre si sottoponeva a diverse udienze Scientology in preparazione del suo rilascio dall’organizzazione. Accadde infatti che in quel periodo Hubbard avesse offerto un’amnistia generale ai RPF-iani e lei, assieme a diversi altri, accettò l’offerta. Ha raccontato che l’organizzazione la sottopose a verifiche di sicurezza “per vedere se stavamo portando fuori materiali di Scientology, quali sarebbero state le nostre intenzioni una volta usciti ecc.”. Gli scientologisti perquisirono il suo bagaglio in cerca di qualsiasi cosa potesse star cercando di portare via, poi le fecero firmare una dichiarazione che elencava tutti i suoi presunti crimini “di questa vita”, che l’organizzazione aveva selezionato dai suoi fascicoli di auditing, i quali si presume siano confidenziali (Rosenblum, n.d.: 7).

Robert Vaughn Young mi ha raccontato di “essere scappato di notte lungo il letto del fiume. L’avevo progettato da molto tempo. Arrivai a Hemet, dove loro [i membri della squadra Scientology di recupero] mi scovarono in un motel. Ed è in quel momento che sei in pieno potere dell’organizzazione – e senza nessuno che mi tendesse la mano mi lasciai convincere a tornare all’RPF” (Intervista di Kent a Young, 1994: 22). Al secondo tentativo di fuga non fu così fortunato e venne preso (Intervista di Kent a Young, 1994: 22). Anche Hana Whitfield scappò dall’RPF (a Clearwater), ma anche lei tornò sul programma cedendo alle pressioni degli scientologisti che l’avevano ritrovata (Whitfield, 1989: 7).

Anche l’attuale oppositore di Scientology Lawrence (Larry) Wollersheim fu catturato mentre cercava di scappare dall’RPF in funzione su una nave (presumibilmente nella zona di Los Angeles) nel 1974. Come un tribunale sentenziò a suo favore, “infine, Wollersheim capì di non poter più sopportare [l’RPF]. Cercò di scappare dalla nave perché, come testimoniò successivamente, ‘stavo morendo e impazzendo’. Ma il suo tentativo di fuga venne scoperto. Diversi membri di Scientology lo catturarono e lo tennero prigioniero. Lo rilasciarono soltanto quando accettò di restare e continuare l’auditing e le altre ‘pratiche religiose’ che si tenevano sulla nave” (Corte d’Appello della California, 1989: 9274).

La Corte usò questo esempio come prova che Wollersheim “aveva accettato parte del suo auditing perché minacciato di coercizione fisica” (Corte d’Appello della California, 1989: 9274). Mentre sarebbe imprudente generalizzare su questi racconti e suggerire che tutti i reclusi nei programmi RPF ci sono stati contro la loro volontà, sicuramente alcuni di loro non hanno acconsentito o scelto di farlo.

2. Resoconti di maltrattamenti fisici

Senza dubbio gli abusi fisici che in molti hanno subito nei diversi programmi RPF contribuirono al loro desiderio di fuga. Esito a dire che tutti hanno subito maltrattamenti fisici, considerato che un informatore sottoposto all’RPF al Fort Harrison Hotel ha riferito che il programma giornaliero “non era seccante” e che “dormiva a sufficienza” (Intervista di Kent a Ernesto, 1997: 16,17). Ha raccontato che non gli erano stati affidati lavori fisici pesanti, ma solo pulizie e rimozione dell’immondizia (Intervista di Kent a Ernesto, 1997: 16). Altri, tuttavia, hanno subito un’ampia gamma di (ciò che ritengono essere stati) abusi fisici.

A) Esercizio fisico eccessivo – il Programma di Corsa

La corsa forzata è un aspetto universale dell’RPF, ma i leader l’hanno impiegata anche come punizione specifica. Secondo una persona che ha vissuto a bordo dell’Apollo, Hubbard aveva messo a punto il programma di corsa come punizione contro un membro che, pensava, “aveva bisogno di un po’ di disciplina”. Ordinò al membro di “fare cinquanta giri del ponte-passeggiata. [Il membro] ne fece circa venti e dichiarò di averne fatti cinquanta. Lo ricordo distintamente, e poi se ne andò” (Intervista di Kent a Ernesto, 1997: 5). Con l’avvento dell’RPF, la corsa ben presto divenne una punizione standard.

Il luogo in cui la corsa di punizione avviene varia naturalmente in relazione al luogo in cui si tiene il programma RPF. Monica Pignotti, che sperimentò l’RPF a bordo dell’Apollo, ha narrato una descrizione molto chiara del castigo che le fu inflitto nei primi mesi del 1975: “Dovevamo strofinare l’intero bagno, compresi i tramezzi (pareti) e il soffitto. Dopo aver pulito l’area c’era la prova del guanto bianco. Se il guanto si sporcava, la persona che aveva pulito quell’area doveva fare dei giri di corsa da prua a poppa della nave (circa 1/5 di miglio l’uno). Una volta, quando la mia senior non rimase soddisfatta di come avevo pulito un bagno, mi ordinò di ‘fare un giro’. Protestai, perché pensavo che fosse ingiusta e lei mi rispose ‘Non fare Q&A con me. Fai due giri’. Obiettai di nuovo e lei mi disse ‘Fai quattro giri’. Il tutto continuò finché non arrivai a dieci giri, che alla fine dovetti fare” (Pignotti, 1989: 23). Nel linguaggio “tecnico” di Scientology, la Pignotti era stata sottoposta alle punizioni “scogli e secche” dei membri Sea Org (Hubbard, 1976b: 449).

Anne Rosenblum, che sperimentò l’RPF al Fort Harrison, ha dichiarato che le punizioni “scogli e secche” comprendevano spesso alzarsi e sedersi e flessioni sulle braccia, oltre ai giri di corsa “su e giù per le rampe del garage” (Rosenblum 1997: 16). Anche Dennis Erlich ha raccontato di “aver dovuto correre su e giù per la struttura del parcheggio…” (Intervista di Kent a Erlich, 1997: 16). Nel complesso Cedars di Los Angeles, “scogli e secche” comprendeva “correre su e giù per le scale” o fare “giri attorno all’intero complesso” (Intervista di Kent a Pat, 1997: 7). Apparentemente le corse di punizione più difficili venivano inflitte sui programmi RPF di Gilman Hot Springs e Happy Valley, dove ex membri di alto rango della Sea Org dovevano correre attorno a un albero, o un palo, per dodici ore al giorno. Julie Mayo ha raccontato di essere stata “messa su un programma di corsa di 12 ore al giorno, 7 giorni la settimana, e fatta correre attorno a un albero in tutti i tipi di condizioni estreme del deserto” (J. Mayo, 1996: 7). Suo marito David ha raccontato che fu “costretto a correre attorno a un albero, nel deserto, con una temperatura di oltre 40°C, per 12 ore al giorno, 7 giorni la settimana, per 3 mesi…” (D. Mayo, 1994: 3). Vicki Aznaran ha rilasciato una dichiarazione simile sull’aver “corso attorno a un palo del telefono arancione dalle 7 del mattino alle 9,30 di sera, con 10 minuti di sosta ogni mezz’ora, e pause di 30 minuti per pranzo e cena” (Aznaran e Aznaran, 1988: 9).

b) Impegno fisico e lavoro estenuante

Il lavoro fisico è un aspetto centrale dei programmi RPF, e generalmente implica manutenzione e ristrutturazione. Sulla Apollo, i reclusi RPF dovevano fare diversi lavori di pulitura – scrostare e dipingere, strofinare i ponti, ecc. (Intervista di Kent a Dale, 1997: 6). Mentre sull’RPF dell’RPF Monica Pignotti fu fatta “scendere nelle sentine e ripulirle dalle schifezze. Era il mio lavoro da mattina a sera… e dovevo pulire tutta questa fanghiglia e poi dipingere – durò cinque giorni…” (Intervista di Kent a Pignotti, 1997: 26).

Un racconto di RPF compiuto a East Grinstead parla di “staccare le incrostazioni dei fornelli o dipingere pietre” (Forde, n.d.: 3); attività come rimozione dei rifiuti (Royal Courts of Justice, 1984: 27), pulizia di bagni (Pignotti, 1989: 23; Rosenblum, n.d.: 1), corridoi (Rosenblum, n.d.: 1) e scale (Nefertiti, 1997: 10) sono molto più comuni. Vicki Aznaran ha raccontato di scavi di fosse (Aznaran e Aznaran, 1988: 11), e la Pignotti era in una squadra RPF che faceva riprese fotografiche per le illustrazioni che apparvero nella pubblicazione del 1978 “Che cos’è Scientology?” (Church of Scientology of California, 1978). Gerry Armstrong assemblava i pacchi dei corsi (Corte Superiore dello Stato della California, 1984: 1462), ma assolse anche a un altro incarico comune dell’RPF – la manutenzione degli edifici.

Verso l’Aprile del 1979 Armstrong lavorò in una squadra che stava ristrutturando una casa che doveva diventare l’abitazione di L. Ron Hubbard (Corte Superiore dello Stato della California, 1984: 1475). Andre Tabayoyon (1994: 24 [sezione 116-117, 120-122]) ha parlato dei “lavori forzati” (come li ha definiti) dell’RPF, costruzione e ristrutturazione di numerose abitazioni ed edifici impiegati dai leader di Scientology e dai loro amici attori cinematografici. I racconti più drammatici di ristrutturazione li ha fatti Pat, la cui squadra RPF (ha affermato) era impegnata in un importante lavoro di restauro nella California meridionale, negli anni ’70: “la pressione aumentava di giorno in giorno. Ogni giorno che passava vi era maggior pressione per finire il restauro… finché arrivammo al punto – e giuro a Dio che è vero – che lavoravamo trenta ore di fila, e tre ore di pausa. Facevamo turni di trenta ore. […] Lavoravamo moltissime ore sai, e ricordo che passavo davanti alla gente e – ed eravamo in una stanza buia e lavoravamo a un muro con un flessibile e mi fermavo perché vedevo delle scintille che uscivano da queste cose, e allora mi avvicinavo e dicevo “che sta succedendo?”, e quello mi guardava tutto intontito dicendo “Oh, non so, fa le scintille”, voglio dire eravamo allucinati tanto eravamo stanchi. Ricordo che cercavo di mettere insieme una frase e non ci riuscivo. Sai, tipo che dovevo dire “mi serve quel cacciavite” e dicevo “ho bisogno di quello steccato per il panino, ma non quello rosso” […] ero assolutamente incapace di essere coerente” (Intervista di Kent a Pat, 1997: 25, 26).

I turni di trenta ore di lavoro di Pat sono inusuali – Robert Vaughn Young ha parlato di dodici ore di lavoro al giorno (Intervista di Kent a Young, 1994: 18) – ma Monica Pignotti ha raccontato che una volta dovette lavorare “trentasei ore di fila, senza dormire” perché Hubbard aveva ordinato che l’intera nave fosse ripulita (Intervista di Kent a Pignotti, 1997: 14).

c) Dieta povera

Il pesante carico di lavoro dovrebbe essere supportato da una dieta ipercalorica, ma diversi ex reclusi dell’RPF si sono lamentati della qualità del cibo. Nonostante le giornate lavorative di diciotto ore, Tonya Burden ha detto che spesso, come pasto, “ricevevo solo riso e fagioli e acqua” (Burden, 1980: 10). Nefertiti mangiava ciò che ha definito “zuppa o pastone”, solo occasionalmente insaporito con latte (Nefertiti, 1997: 9). Pat si è lamentata che “ci davano davvero cibo spaventoso” e ha proseguito chiarendo che era “molto andante, preparato in modo davvero inadeguato” e comprendeva “avanzi e rimasugli” (Intervista di Kent a Patti, 1997a: 24). La Pignotti ha esposto allo stesso modo che il suo gruppo RPF si nutriva dopo che il resto dello staff aveva terminato, ma che gli avanzi che mangiavano venivano dalla cucina, e non era roba proveniente dai piatti degli altri (Intervista di Kent a Pignotti, 1997: 14; si veda Intervista di Kent a Dale, 1997: 6). La dieta povera può essere stata un fattore determinante per aver fatto perdere a Larry Wollersheim circa sette chili nelle sei settimane trascorse sull’RPF a bordo di una nave (Corte d’Appello della California, 1989: 9269).

d) Questioni igieniche e cure mediche

Esauriti da un rigido programma di lavoro, e ulteriormente fiaccati da una dieta povera, i membri dell’RPF sono particolarmente suscettibili alle malattie. Sulla Apollo i membri dell’RPF avevano problemi a mantenere asciutti i loro abiti (Intervista di Kent a Dale, 1997: 6). A terra molti reclusi dell’RPF avevano probabilmente problemi simili, ma l’umidità era causata dalla traspirazione dovuta al dover indossare abiti da lavoro pesanti in un clima caldo. Hana Whitfield, per esempio, si è lamentata per essere stata costretta ad indossare tute da lavoro pesanti nel caldo afoso della Florida (Whitfield, 1989: 5-6). Nonostante l’ovvio bisogno di bagno o doccia, la Whitfield ha affermato che “non ci venivano concesse docce di oltre 30 secondi” (Whitfield, 1989: 6). Mentre era sull’RPF Nefertiti ha visto in prima persona i problemi che l’eccessiva sudorazione potevano causare alle donne e, nella sua memoria, ha incluso una storia attinente: “Tutti soffrivamo di pesante sudorazione. Ricordo questa ragazza che aveva una grossa [sic] infezione che si era sviluppata sotto il seno. Invece di guarire, la ferita si era allargata al punto che pustole purulente avevano raggiunto l’ombelico” (Nefertiti, 1997: 9).

Nefertiti non è stata la sola ex membro a raccontare di aver visto una donna sull’RPF con gravi problemi alla pelle – l’ex membro Lori Taverna ha raccontato alle autorità di Clearwater, Florida, di aver visto “alcune persone che sembravano molto malate, [compresa una che] aveva piaghe su tutto il corpo, piaghe aperte” (Città di Clearwater, Udienze della Commissione, 1982: -151). Un altro problema medico ed igienico che le donne dovevano affrontare era “non avere soldi a sufficienza per comperare una scatola di Tampax [tamponi]” (Nefertiti, 1997: 11).

Si sono dovuti affrontare problemi medici in molte località. David Mayo, per esempio, ha detto che “mi furono rifiutate cure mediche e dentarie” mentre era sul RPF, e “dopo essere scappato ho perso sei denti e ho dovuto spendere migliaia di dollari di dentista per salvare il resto della dentatura” (Mayo, 1994: 3). Molto più seriamente, Andre Tabayoyon ha ricordato di aver lavorato su “macchinari pericolosi” mentre era sull’RPF dell’RPF, e di aver visto un collega in tale stato di angoscia da “spingere un dito nella macchina, che glielo amputò” (Tabayoyon, 1994: 10).

e) Condizioni del riposo e del sonno

Oltre a questi problemi reali e immediati relativi a igiene e cure mediche, molte persone hanno parlato di argomenti relativi al sonno. Si sono lamentati (in retrospettiva) sulle condizioni in cui erano costretti a dormire: condizioni dei materassi, ventilazione delle camere, affollamento e zone riservate al riposo inadatte. Hanno parlato, riferendosi a epoche e località diverse, delle pessime condizioni dei materassi su cui dovevano dormire. Ricordando le circostanze in cui era costretto a dormire sull’Apollo, Dale ha raccontato che: “ci diedero materassi, ma erano vecchi, lerci… dovemmo ripulirli… molti puzzavano” (Intervista di Kent a Dale, 1997: 6). Riflettendo sul periodo degli estenuanti turni di lavoro, Pat ha ricordato che “quando le nostre trenta ore finivano, andavamo a dormire. Ce ne andavamo sul tetto di uno degli edifici, c’era freddo e c’erano questi materassi umidi e disgustosi su cui semplicemente crollavamo addormentati” (Intervista di Kent a Pat, 1997a: 26).

Di frequente i materassi erano appoggiati per terra o sul pavimento. Quando, per esempio, Robert Vaugh Young venne messo in isolamento in un vecchio pollaio riadattato, nella proprietà di Gilman Hot Springs “c’erano alcuni vecchi materassi che venivano gettati sul pavimento. Stiamo parlando di imbottiture sfatte…” (Intervista di Kent a Young, 1994: 20; si veda A. Tabayoyon, 1994: 9 [parag. 35]. Adelle Hartwell si trovava in uno dei complessi di Indio nello stesso periodo in cui sua figlia era lì sull’RPF. Qualcuno dei responsabili dell’RPF (presumibilmente) mise fuori i materassi di chi stava sull’RPF, e più o meno in quel momento sua figlia crollò: “nella calura del giorno la vedevo spostare il materasso da un’ombra all’altra, cercando di evitare il sole e i 45°C di calore. Non ho mai visto curare le malattie in quel modo” (Hartwell, n.d.: 3). Come per la figlia ammalata, Vicki Aznaran può avere inteso che i materassi non poggiavano sulla rete quando ha affermato che lei ed altri “dovevano dormire sul pavimento” (Aznaran e Aznaran, 1988: 11). Sicuramente i racconti di RPF al Fort Harrison indicano che si dormiva su materassi gettati sul pavimento, di solito in camere affollate e poco ventilate (Armstrong, 1982: 3; Nefertiti, 1997: 12; Rosenblum, n.d.: 3; Whitfield, 1989: 5). Quando Monica Pignotti venne mandata la prima volta sull’RPF a bordo dell’Apollo, la ventilazione era così cattiva che “dormivamo fuori, sul ponte, sdraiati su asciugamani perché laggiù [RPF] era così soffocante, e le condizioni erano orrende…” (Intervista di Kent a Pignotti, 1997: 18).

Anche quando i membri dell’RPF avevano letti o cuccette, rimanevano problemi significativi. Mentre era su un programma RPF a bordo di una nave, “Wollersheim e altri erano costretti a dormire nella stiva. Un totale di trenta persone erano impilate in cuccette di nove piani, nella stiva, senza adeguata ventilazione” (Corte d’Appello della California, 1989: 9274). Al Fort Harrison, Dennis Erlich e altri reclusi RPF dormivano in cuccette al terzo piano dell’edificio del parcheggio esterno che confina con l’hotel, e inalavano i gas di scarico delle auto (Intervista di Kent a Erlich, 1997: 3). Pare che i dormitori delle donne fossero adiacenti, perché Anne Rosenblum ha scritto che: “nel dicembre del 1978 fummo trasferite in una zona di stoccaggio del parcheggio. Era in parte fatto di legno, parte in cemento, costruito contro i muri del garage. Era stato ideato per essere un magazzino, ma visto che l’RPF era tanto aumentato venne trasformato nel dormitorio delle ragazze dell’RPF. Furono costruite cuccette di legno grandi circa 1/2 o 1/3 di un normale letto. Le cuccette erano a 3 o 4 piani, ed erano affiancate. I “materassi” erano fogli di gommapiuma tagliati su misura. Andare a letto era come strisciare in un buco. Non ti potevi neppure sedere a causa della cuccetta superiore, ed era difficile girarsi perché non erano larghe a sufficienza. Il problema peggiore era che, trovandoci nel garage, inalavamo i gas di scarico delle auto che salivano e scendevano, oltre al rumore di chi entrava e usciva” (Rosenblum, n.d.: 3).

Sembra straordinario che ispettori sanitari, di zona o della sicurezza non abbiano mai scoperto questi alloggi inadeguati del Fort Harrison, ma Hana Whitfield ha spiegato che “tutti gli RPF-iani erano pratici e addestrati a trasformare i loro dormitori in ciò che sembravano normali magazzini di mobilia, e riuscivano a farlo in tempi brevissimi” (Whitfield, 1989: 6).

3. Maltrattamenti sociali

La linea di demarcazione tra maltrattamento fisico e sociale non è sempre chiara, considerato che certe attività che implicano eventi quali degradazione, restrizioni nella comunicazione scritta e verbale e salario bassissimo sembrano abbastanza distintivi da giustificare la citazione. Le degradazioni dell’RPF sono molte. Comprendono il dover usare tute o abbigliamento da lavoro (Intervista di Kent a Pat, 1997: 22; intervista di Kent a Young, 1994: 18; Corte Superiore dello Stato di California, 1984: 1432; Whitfild, 1989: 5), doversi rivolgere a chiunque come “sir” [“signore” – NdT] (Rosenblum, n.d.: 2; Whitfield, 1989: 5), e ai RPF-iani non era permesso camminare – solo correre (Rosenblum, n.d.: 1).

Molte persone hanno raccontato che la loro capacità di comunicare con gli altri era molto ridotta, nonostante abbiano illustrato le restrizioni con enfasi diversa. Dale è sembrato afferrare la restrizione basilare quando mi ha informato che “non potevi parlare con nessuno che non fosse sull’RPF, a meno che non venissi interpellato…” (Intervista di Kent a Dale, 1997: 5; si veda Intervista di Kent a Pat, 1997a: 23). L’inglese Peter Ford ha affermato che chi era sull’RPF “aveva il permesso di parlare solamente con una persona (il MAA [o Master-at-Arms]” che supervedeva direttamente il programma” (Ford, n.d.: 3; si veda Pignotti, 1989: 24). Julie Mayo ha insistito che “non le era permesso parlare con il resto dello staff, o addirittura fare una telefonata” (J. Mayo, 1996: 8).

Queste restrizioni sulla comunicazione comprendevano anche la posta personale e le telefonate. I racconti di Gerry Armstrong sulla sorveglianza RPF e la censura della comunicazione sono stati amplificati da Robert Vaughn Young, che su Internet ha scritto di essere stato sottoposto a interrogatori sul contenuto di lettere che aveva scambiato con la moglie, mentre lui era assegnato al programma RPF (Armstrong e Young, 1997: 1-2; si veda S. Young, 1994: 29). In un affidavit David Mayo ha giurato che “non mi era permesso fare o ricevere telefonate, e tutte le lettere che scrivevo venivano lette dalle guardie di sicurezza di Scientology” (Mayo, 1994: 3). Nefertiti ha drammaticamente raccontato di aver incontrato una donna sull’RPF dell’RPF che si trovava lì perché “aveva mandato una lettera a suo marito – membro della setta [-] rivelando alcuni dettagli sull’RPF. Non si deve parlare del gulag. Aveva violato la legge del silenzio del gulag” (Nefertiti, 1997: 4). Le restrizioni della comunicazione si estendono a comprendere i media. Quando sono sull’RPF le persone non hanno il permesso di ascoltare la radio, guardare la televisione o leggere riviste e quotidiani (Intervista di Kent a Pat, 1997, 23; Rosenblum, n.d.: 2).

Per tutte le privazioni di cui soffrono, i membri dell’RPF praticamente non ricevono salario. Nel periodo che trascorse sul programma nel 1977, Armstrong per esempio sostiene di aver percepito circa 4,30 $ la settimana, per cento o più ore di lavoro settimanali (Corte Superiore della California, 1984: 1463). Parimenti, “sull’RPF” – ha riferito Robert Voughn Young – “venivo retribuito 5 dollari la settimana, per quattordici mesi” (Intervista di Kent a Young, 1994: 24), cioè lo stesso ammontare percepito dalla Pignotti (Intervista di Kent a Pignotti, 1997: 17). Anne Rosenblum riceveva soltanto 4$ la settimana (Rosenblum, n.d.: 3).

4. Studio intenso dell’ideologia

Quando punizioni o pressanti incarichi di lavoro non interferiscono con il tempo per lo studio, i reclusi RPF trascorrono fino a cinque ore al giorno a studiare la dottrina di Scientology, e partecipano a numerose sedute di verifiche di sicurezza o auditing. Ognuno lavora con un co-auditor, e si devono completare sia i corsi di auditing RPF che audire con successo il proprio compagno (Rosenblum, n.d.: 2). Sembra probabile che lo scopo di questo studio intenso sia amalgamare la persona con gli insegnamenti di Hubbard in contemporanea con un altro aspetto dell’RPF: le confessioni forzate. Vale a dire, mentre si studia ciò che Scientology considera essere la verità intransigente, si ricevono messaggi continui (tramite le confessioni forzate) che l’individuo è stato debole, colpevole, e che dipende completamente dalle dottrine del leader per la salvezza (si veda Kent, 1994).

Gli argomenti di studio richiesti e le azioni di auditing sono diventate fortemente strutturate con l’emissione, nel 1980, di un elenco di verifica denominato “Requisiti per diploma RPF”, una lista di sette pagine di corsi, letture, dimostrazioni educative, saggi, auditing e confessioni che i reclusi devono completare con successo per “diplomarsi” sul programma (Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology, 1980: 1-7). Il foglio di verifica di un solo corso, per esempio, richiede che i reclusi RPF leggano novantadue bollettini, ordini e scritti vari di Hubbard, producano dieci dimostrazioni dei concetti [“demo” costruiti con la plastilina – NdT], ascoltino sei nastri, eseguano ventisei esercizi, scrivano due saggi, partecipino a 10 ore di auditing e completino tre ulteriori incarichi di auditing (Consiglio direttivo delle Chiese di Scientology, 1974).

5. Confessioni forzate

Un aspetto profondo della ri-conversione ideologica, pertanto, implica che i reclusi dell’RPF confessino ripetutamente presunti peccati, crimini e intenzioni malvage (si veda intervista di Kent a Dale, 1997: 9). Secondo Monica Pignotti, queste confessioni forzate assumevano due forme. La prima all’E-meter: “avevano preparato elenchi che chiamavano verifiche di sicurezza, in cui ti rivolgevano ogni genere di domanda su ogni possibile cosa o persona potesse aver sbagliato – ogni possibile cosa potessi aver pensato in vita tua o… contro l’organizzazione. ‘Hai mai rubato qualcosa? Hai mai avuto pensieri cattivi su L. Ron Hubbard? Su Mary Sue Hubbard? Su Scientology? … Hai mai assassinato qualcuno?’ Un intero elenco su cui l’e-meter [poteva] restituire letture. E l’auditor diceva ‘A che cosa stai pensando in questo momento?’, e dovevi rispondere alla domanda fintanto… che l’E-meter non dava più letture… L’altra cosa che facevano un sacco erano i comandi ripetitivi: ‘Che cosa hai fatto? Che cosa hai trattenuto? Che cosa hai fatto? Che cosa hai…’, veniva ripetuto infinite volte” (Intervista di Kent a Pignotti, 1997: 15; si veda Corte Suprema dello Stato della California, 1984: 1487-1490, 2545-2546).

Le persone confessano ogni tipo di crimine, compresi quelli di presunte vite passate (Nefertiti, 1997: 12). In breve il presunto strumento “religioso” di Scientology – l’E-meter – diventa l’equivalente funzionale di una macchina della verità secolare (si veda intervista di Kent con Erlich, 1997: 11).

Una importante distinzione pratica tra auditing e verifiche di sicurezza è che Scientology non considera confidenziali le informazioni rivelate nelle seconde (come si suppone siano invece quelle rivelate in auditing). Di conseguenza i reclusi dell’RPF probabilmente si rendono conto che queste informazioni possono essere usate contro di loro in un qualche momento futuro. Almeno due persone passate per l’RPF, comunque, hanno affermato che persone su, o collegate all’RPF, di fatto spulciavano i fascicoli di auditing della gente (o “pc”, o “pre-clear”) in cerca di crimini a cui fare riferimento (Intervista di Kent a Pat, 1997: 29; Corte Suprema dello Stato della California, 1984: 2714).

Le verifiche di sicurezza possono, e lo fanno spesso, diventare molto intense e snervanti. Stacy Young, prima di essere assegnata all’RPF da leader di alto rango di Scientology, fu sottoposta a ciò che viene chiamata “verifica di sicurezza gang-bang”, che implica due o più persone che fanno domande a raffica, in modo rabbioso, nel tentativo di far collassare emotivamente la persona: “due omoni grandi e grossi… mi rinchiusero in una stanza e mi interrogarono per ore. Durante l’interrogatorio mi urlavano contro, e mi ingiuriavano. Mi accusarono di ogni sorta di crimine contro Scientology. Pretendevano che confessassi di essere un agente del nemico” (S. Young, 1994: 28).

Julie Mayo sembra sia stata sottoposta a verifiche di sicurezza gang-bang dopo essere già entrata nel programma RPF. Una sera tardi lo staff dell’RPF attirò Julie e altre quindici persone, e la fecero sedere “di fronte a un albero. Mi dissero che se non avessi confessato che lavoravo per l’IRS [l’ufficio tasse], l’FBI o qualche altra agenzia governativa, sarei stata: a) mandata in prigione; b) avrei perso la possibilità di vivere in eterno; c) sarei stata cacciata dalle linee [di Scientology] per sempre. Quando risposi che non lavoravo per nessuna agenzia governativa, mi dissero che avrebbero usato la mano leggera con me se avessi confessato di aver dato [a una persona] un elenco di indirizzi. Risposi che non avevo mai fatto neppure quello, così mi dissero di pensarci su e di scrivere la mia confessione” (Julie Mayo, 1996: 7).

Probabilmente anche il marito di Julie Mayo, David, passò per interrogatori simili, considerato che ha scritto che “venivo spesso svegliato nel mezzo della notte e interrogato…” (D. Mayo, 1994: 3).

6. Storie di successo

I reclusi che cercano di completare il programma, devono obbligatoriamente, verso la fine, scrivere storie di successo su come l’RPF ha trasformato la loro vita. Da anni, e prima del programma RPF, Hubbard aveva impartito come requisito organizzativo il fatto che gli scientologisti debbano fornire racconti raggianti sui benefici di Scientology, così richiedere ai reclusi di scrivere storie di successo sull’RPF segue semplicemente le direttive. Con in mente le pubbliche relazioni, nel 1968 Hubbard scrisse: “per la diffusione di Scientology, e per metterla in mano a milioni di persone, uno dei mezzi migliori è fare in modo che i pc [pre-clear] e gli studenti diffondano la parola di bocca in bocca e raccontino i risultati prodotti dalla tecnologia standard. Chi non ha risultati e vittorie non sarà verosimilmente in grado di assistere la disseminazione, ed è un peso” (Hubbard, 1968: 140).

Hubbard si era anche reso conto che le storie di “successo” fornivano preziose informazioni su come le persone si sentivano in relazione alle loro esperienze in Scientology, così scrisse che “Il successo è l’ultimo posto di blocco di una Org. Tutti gli studenti e pc devono scrivere il loro successo prima di lasciare una Org, e anche prima di avere un ‘congedo’” (Hubbard, 1968: 140). Le storie di successo sulle “vittorie” dell’RPF, pertanto, seguono semplicemente una direttiva, e potrebbero anche fornire una forma di protezione per il futuro se gli ex RPF-iani divenissero critici circa il loro assegnamento nel programma.

Di contenuto e taglio molto meno specifico delle confessioni che le vittime cinesi o occidentali dei programmi di riforma del pensiero dovevano scrivere per il loro “rieducatori” alla fine degli anni ’40 e primi anni ’50 (si veda Lifton, 1961: 266-273, 473-484), le storie di successo dell’RPF sembrano comunque seguire una traccia o una formula. In esse i “diplomandi” dell’RPF devono riconoscere le loro presunte precedenti deficienze che avevano giustificato l’assegnamento all’RPF, lodare le qualità di insegnamento e addestramento di Scientology che hanno ricevuto sul programma RPF, specificare come questi insegnamenti e addestramento, combinati con altri aspetti dell’RPF, abbiano positivamente trasformato la loro vita, e ringraziare Hubbard e l’organizzazione per l’esperienza sull’RPF.

Una storia di “successo” del Marzo 1977, successivamente pubblicata, illustra la formula. Una persona identificata solamente come “B. G.” [una prassi delle “storie di successo” diffuse dall’organizzazione, NdT] dichiara che: “L’RPF è il procedimento più fantastico che LRH [L. Ron Hubbard] abbia messo a punto finora. È pura Scientology, senza esclusione di colpi. Per davvero. Quando ne ho varcato la soglia, diversi mesi fa, la sola cosa di cui ero sicuro è che non c’era speranza. Avevo totalmente e completamente tradito LRH e tutti i membri SO [Sea Org], e tutti gli scientologisti, dappertutto. E nel far questo, avevo svenduto il mio futuro… Come RPF-iano ho scoperto che avevo solo due possibili vie d’azione – vincere, o morire nel tentativo, e intorno a me avevo circa 50 compagni forti, dedicati, che confrontano tutto, che si assicuravano che non morissi. Nel periodo che ho passato qui ho ricevuto il miglior auditing e il miglior addestramento che avessi mai avuto… Ora sto per diplomarmi. La più grande, singola vittoria che abbia mai avuto in vita mia l’ho avuta proprio qui. So che Scientology funziona. Ho certezza totale sulla mia capacità di maneggiare me stesso e gli altri usando la tech di LRH. E so che l’RPF è dove questo si ottiene tutto insieme. Grazie a LRH ho un futuro – e un futuro dannatamente brillante!!” (Sea Organization, 1977: [5]).

Avendo seguito la formula – (riconoscere la crisi pre-RPF, lodare LRH per addestramento e tecniche, glorificare Hubbard e dichiarare un completamento di successo del programma) – questa persona probabilmente fu rilasciata dall’RPF nel giro di un paio di giorni.

L’impatto su alcuni scientologisti che hanno osservato l’RPF in azione

Esistono due racconti molto rivelatori scritti da ex scientologisti che hanno avuto incontri brevi ma traumatici con i reclusi RPF. I loro resoconti forniscono alcune indicazioni sull’impatto globale che il “lavaggio del cervello” e i tentativi di segregazione hanno avuto su chi li ha vissuti. Uno dei racconti proviene dall’ex membro Joe Cisar: “mi imbattei nell’RPF dell’RPF una volta, nei tunnel sotto il complesso Cedars di Los Angeles. Una decina di persone apparentemente dormivano in quelle stanzette (c’erano un paio di coperte sul pavimento). Laggiù c’erano sia uomini che donne. Un uomo stava tagliando, con un coltello, la gamba dei pantaloni che una donna aveva addosso, e la ferì. Il sangue scorreva lungo la caviglia, sino al piede, e stava facendo una macchia sul pavimento. Lei mi guardò e mi fece… quello che definirei un sorriso da pazza, e disse ‘sono causa sul fatto che il mio piede ha tagliato la strada al suo coltello’. Altre due o tre persone che erano accoccolate sul pavimento mi guardarono come se fosse stato una specie di meraviglioso scherzo. Indietreggiai da dove ero venuto. Uno dei maggiori programmi pubblicitari di Scientology è dire alla gente che ha bisogno di essere ‘causa’. Queste persone non erano davvero ‘causa’ su nulla. Erano regrediti al Medio Evo. Ecco quel che sapevo dell’RPF quando l’Ufficiale di Etica di Scientology mi disse di fare rapporto laggiù per un incarico indefinito. Le dissi che avrebbero potuto portarmi laggiù, ma che prima ne avrei mandati diversi all’ospedale, e le ricordai che ero un veterano del Viet Nam. Sono stato uno dei pochi membri della Sea Org che è riuscito a saltare nella sua auto. Me ne andai quella sera stessa” (Cisar, 1997: 3).

Ci si chiede che cosa sarebbe successo a Cisar se non avesse visto le condizioni di quei reclusi prima di essere assegnato all’RPF.

L’altro drammatico scorcio sulla vita nell’RPF proviene da Ann Bailey, che nell’estate del 1978 lavorò al trasloco di Scientology nell’ex ospedale (chiamato complesso Cedars of Lebanon) recentemente acquistato. Dopo un trasloco che aveva messo a dura prova il suo livello di resistenza fisica, si trovò assegnata all’incarico di sorveglianza dei documenti relativi ai livelli teologici avanzati e segreti (Thetan Operante, o OT), che venivano custoditi in una stanza senza finestre, nel vecchio obitorio dell’ex ospedale, e lei doveva sedere lì davanti per ore, con “l’odore di morte, di prodotti chimici e dissezioni” che ancora aleggiava nell’ambiente (Bailey, n.d.: 60). In seguito: “Improvvisamente, alla terza ora, fui consapevole di ombre nel corridoio, dietro di me. Erano persone. Lentamente mi resi conto che un intero gruppo di persone viveva e lavorava laggiù. Ero così stanca che ci misi parecchio tempo per capire chi fossero. Poi ci arrivai. Erano l’RPF del Cedars. Vivevano e lavoravano in questo buco fetido. Questa era la loro Org. Poi scoprii veramente che cosa gli era successo. Mi apparvero davanti scheletri lerci, stanchi e iniziarono a implorarmi di vedere i fascicoli OT. Io pensavo di avere una brutta cera, ma ero bellissima paragonata a loro. Mi si fecero intorno spingendo e strattonandosi, poi divennero di cattivo umore. Cominciarono a colpirsi a vicenda per entrare nella stanza dietro di me. Capii che cosa era successo. Erano completamente a pezzi. Collassati. Erano animali, non umani. Vidi quattro dei miei amici, uno era auditor di Classe IX, lottare per venirmi vicino. Si davano pugni, si tiravano i capelli, scalciavano. E quaggiù in questa cantina nessuno poteva sentirli, a nessuno importava. All’improvviso qualcuno mi colpì forte. Mi resi conto che stavano rivolgendo la loro rabbia verso di me. Mi avrebbero picchiata per arrivare ai fascicoli. Credo che in momenti di stress tutti diventiamo un po’ pazzi – adattamento alla sopravvivenza. Riuscii a trovare qualche risorsa nel mio cervello stanco, mi parai loro davanti con i migliori TRs [“esercizi” Scientology di comunicazione, NdT] e con tutto il mio addestramento sul controllo dei gruppi che riuscii a mettere insieme: “Amici”, dissi, “Credetemi, sono una vostra amica. Per qualche strano destino non sono con voi sull’RPF. Ma credetemi, se non uscite di qui subito so che sarete puniti. Andatevene prima che sia troppo tardi”. “E loro corsero via nel buio. Quando mi misi a sedere tremavo tutta. Perché il vero senso del mio messaggio era che dovevano andarsene al più presto da quell’edificio. Lasciare Cedars. Ma credo che nessuno di loro l’abbia afferrato.” (Bailey, n.d. 61-62).

La Baley lasciò la Sea Org una settimana dopo.

Conclusioni: Il “lavaggio del cervello” come pratica di Scientology e concetto della sociologia

Considerati nel loro insieme, gli effetti di queste azioni e pressione su chi le ha vissute può essere profondo. In ambienti dove l’organizzazione di Scientology e i suoi leader ottengono controllo totalitario sui reclusi dell’RPF, i ricercatori dovrebbero aspettarsi di trovare un alto grado di conformità tra diplomati RPF recenti. Sicuramente Monica Pignotti aveva ragione nel concludere che “la lezione che dovevamo imparare sull’RPF era obbedire agli ordini senza fare domande, indipendentemente da quel che pensavamo sugli ordini, o su chi ce li dava” (Pignotti, 1989: 23). Le conclusioni di Pat sono state ancora più incisive nel rispondere che lo scopo dell’RPF era “re-indottrinamento – farti semplicemente a pezzi” (Intervista di Kent a Pat, 1997b: 5). Mi spingo un po’ oltre e aggiungo che l’intento finale dell’RPF era (ed è) plasmare le persone alla più stretta ideologia di Scientology, dove i membri identificano i loro scopi e strategie con quelli dell’organizzazione. Lavorare congiuntamente sotto segregazione forzata e varie forme di maltrattamento fisico e sociale, studio intensivo dell’ideologia combinato a confessioni obbligatorie volte ad indebolire gravemente la struttura morale della persona, e i valori che la rappresentano. Quando ha successo, pertanto, il “lavaggio del cervello” di Scientology conduce le persone ad accettare il codice morale e il modello idealistico di L. Ron Hubbard. Come Gerry Armstrong ha compreso, le persone dell’RPF “diventavano necessariamente così compiacenti da ringraziare chi li puniva per le punizioni inflitte, e scrivevano… storie di successo (da usare contro di loro nel futuro se mai si fossero resi conto di essere stati abusati, e avessero cercato risarcimento per quell’abuso)” (Armstrong in Young, 1997: 5). Di fatto scrivere quelle storie è un pre-requisito per completare il programma RPF.

Le implicazioni di questo studio sono modeste, ma significative per la sociologia (in particolare per la sociologia della religione), ma ben maggiori per la politica contemporanea e la discussione legale. Gli scienziati sociali non hanno bisogno di alterare la loro definizione di “lavaggio del cervello”, ma dovrebbero semplicemente riconoscere che almeno una delle organizzazioni ideologiche contemporanee utilizza il “lavaggio del cervello” nel tentativo di trattenere i propri membri. Mentre questo studio non può rispondere alle domande cruciali sulle implicazioni a lungo termine per chi è stato sottoposto a questo particolare programma di “lavaggio del cervello” (si veda Schein, 1961: 284), non esistono dubbi sul fatto che il fondatore di Scientology ha dato spazio considerevole alle tecniche di “lavaggio del cervello” e le ha imposte su quei suoi seguaci che riteneva stessero covando pensieri, o commettendo azioni, contro di lui o la sua organizzazione. La locuzione “lavaggio del cervello”, pertanto, ha validità all’interno di alcuni linguaggi della scienza sociale.

Contrariamente ai giudizi di alcuni scienziati sociali, il termine ha validità anche nel linguaggio dei politici e nei dibattiti legali, in questo caso a proposito di diritti umani nel contesto dello status non-religioso di Scientology in Germania, e nella concessione dell’esenzione fiscale all’organizzazione in America. I politici tedeschi che si oppongono alla richiesta di Scientology di riconoscimento religioso sono bene al corrente dell’esistenza del programma RPF (si veda Kent, 1997), e sono consapevoli del fatto che il programma esiste ancora (Hessische Allgemeine, 1997). È innegabile che l’attività dell’RPF viola molti statuti sui diritti umani, implicando probabilmente temi quali la libertà di religione e coscienza, leggi sul lavoro, arresto arbitrario, segregazione, e protezione della dignità dell’essere umano (Kent, 1997: 39). Il tema dei diritti umani diviene ancora più significativo se i racconti di bambini e adolescenti su programmi RPF sono veritieri (Jebson, 1997; intervista di Kent a Dale, 1994: 4; intervista di Kent a Pat, 1997a: 32; intervista di Kent a Pignotti, 1997: 30).

Ironicamente, mentre il Dipartimento di Stato Americano solleva le sue critiche contro la Germania per il modo in cui sta gestendo l’affare Scientology, almeno tre di questi programmi di abusi continuano ad essere attivi sul suolo americano.

Bibliografia

Anthony, Dick. 1990. “Religious Movements and Brainwashing Litigation: Evaluating Key Testimony.” in In Gods We Trust: New Patterns of Religious Pluralism in America. New Brunswick, New Jersey: Transaction Books: 295-344.

Armstrong, Gerry. 1982. “Affidavit di Gerry Armstrong.” Presentato nella Contea di Orange, California per la Corte Distrettuale degli Stati Uniti, Distretto Mediano della Florida, Divisione di Tampa. “Tonya Burden, querelante, contro Chiesa di Scientology of California, Imputato (25 giugno) pag. 8.

Atack, Jon. 1990. A Piece of Blue Sky. Scientology, Dianetics, and L. Ron Hubbard Exposed. New York: Lyle Stuart.

—– n.d. “Rapporto Generale su Scientology.” Scaricato dal web.

Aznaran, Vicki J. e Richard N. Aznaran. 1988. Corte Distrettuale degli Stati Uniti, Distretto Centrale, Stato della California. Vicki J. Aznaran e Richard N. Aznaran, Querelanti, contro Chiesa di Scientology della California, Inc.; Church della Tecnologia Spirituale; Scientology Missions International, Inc.; Author Services, Inc.; Church of Scientology International, Inc.; Chiesa di Scientology di Los Angeles, Inc.; Mission Office Worldwide; Author Family Trust; The Estate of L. Ron Hubbard; David Miscavige; e Norman Starkey. “Denuncia per sequestro di persona, inflizione intenzionale di disagio emotivo, inflizione colposa di disagio emotico [ecc.]”, Caso N. C1/88-178-WDK (EX). Pag. 29.

Bailey, Ann. n.d. [circa 1978 to 1983]. Affidavit. Pag. 65.

Barnes, John. 1984. “Sinking the Master Mariner.” The Sunday Times Magazine [London]: 34-42.

Behar, Richard. 1986. “The Prophet and Profits of Scientology.” Forbes. (October 27): 314-322.

Consiglio Direttivo delle Chiese di Scientology. 1973.

“Condizioni, Premi e penitenze” Hubbard Communications Office Policy Letter, 16 Novembre 1971R, Rivisto (16 Novembre): pag. 3.

——. 1974.”R.P.F. Tr’s & Objectives Course.” Flag Order 3434 – 16R. (Scritto da P. Brice, RPF Spervisore all’addestramento; rivisto da David Ziff & Glenn Samuels; Autorizzati da AVU). 28 luglio; Revisione del 25 gennaio 1974) pag. 7.

——. 1977. “The Rehabilitation Project Force.” Sea Organization Flag Order 3434RB. Rivisto da Ens. Susan Walker, I/C, and Lt. (jg) Art Webb, 2nd; Ri-rivisto da Commodore’s Messenger; Approvato da L. Ron Hubbard, Commodore. ( 7 gennaio 1974; Rivisto 21 agosto 1976; Ri-rivisto 30 maggio 1977): pag. 14.

——. 1980. “RPF Graduation Requirements Checklist.” Flag Order 3434-RC-56 (Scritto da Tech Comps Pjt I/C e Snr C/S Int per Int Pgms Chief CMO Int; Approvato da D/CO CMO Int e CO CMO

Int). (17 marzo 17): pag. 13.

Bracchi, Paul. 1994. “Siant Hill Manor Near Eat Grinstead – the Headquarters of the Sea Organization, the Church of Scientology’s Civil Service.” Evening Argus [Sussex, England].

(28 marzo): 4.

Burden, Tonya. 1980. “Affidavit.” Firmato a Las Vegas, Nevada (25 gennaio): pag. 12.

Corte d’Appello della California1989. “Larry Wollersheim contro Church of Scientology of California.” No. B023193 Super. Ct. No. Secondo Distretto d’Appello, settima divisione. 89 Daily Journal D.A.R. 9269. (presentata 19 luglio): 9269-9279.

Church of Scientology of California. 1978. What is Scientology?. Los Angeles: Publication Organization United States.

Church of Scientology International. 1992. What Is Scientology? Los Angeles: Bridge Publications.

——. 1996. “What is the Rehabilitation Project Force?” Homepage del World Wide Web: pag. 1.

Church of Scientology of California. 1978. What is Scientology? Los Angeles: Publication Organization United States.

Cisar, Joe. 1997. “RPF.” E-Mail Correspondence (15 settembre15): pag. 3. Postato anche su alt.religion.scientology.

Commissione della Città di Clearwater Commission. 1982. “Udienze: Rif. la chiesa di Scientology”. Testimone: Lori Taverna. (6 maggio): 2-109–2- 229.

Corydon, Bent. 1996. L. Ron Hubbard, Messiah or Madman?. Fort Lee, New Jersey: Barricade Books.

Dagnell, Birgitta. 1997. “My Story About Scientology.” Scaricato da: (18 agosto): pag. 6.

Harrington, Joe. 1997a. “Current Sea Org Salaries?” Scaricato da (2 dicembre): pag. 2. In risposta a: Mark Dallara. 1997: “Current Sea Org Salaries?” (1 dicembre): pag. 1.

——. 1997b. “Current Sea Org Salaries? [More on Sea Org Salaries].” Scaricato da alt.religion.scientology, (3 dicembre) [sic: 2 dicembre]): p. 1; in risposta a Mark Dallara. 1997: “Current Sea Org Salaries?” (1 dicembre): p. 1.

Hartwell, Adelle. No Date. “Affidavit di Adelle Hartwell.” P. 5.

Hessische Allgemeine. 1997. “Abweichler in Arbeitslager?” (5 luglio): 3.

Hubbard, L. Ron. 1955a. “Maneggiare la stampa” Hubbard Communications Office Operational Bulletin No.8 (13 dicembre 13); in Hubbard, 1976a: 309-310.

——. 1955b. “The Turn of the Tide.” Hubbard Communications Office Operational Bulletin No.9 (19 dicembre); in Hubbard, 1976a: 311-315.

——. 1956. “An Experimental Arrangement of Level One.” Hubbard Communications Office Operational Bulletin No.12 (10 gennaio); in Hubbard, 1976a: 327-329.

——. 1957. All About Radiation. Reissued, 1967. [No City,] England: The Publications Organization World Wide.

——. 1962. “The Only Valid Security Check.” Hubbard Communications Office Policy Letter. (22 maggio); in L. Ron Hubbard, The Technical Bulletins of Dianetics and Scientology. Volume IV.

Los Angeles and Copenhagen: Scientology Publications: 275-281.

——. 1968. “The Key Questions.” Hubbard Communications Office Policy Letter (7 maggio); in Hubbard, 1972c: 140-141.

——. 1969. “Reorganization.” Flag Order 1889 (25 marzo): pag. 2.

——. 1972a. “Handling of Clinical Assignments to SPF and DPF.” Flag Order 3163 (6 aprile): pag. 1.

——. 1972b. “High Crime FO.” Flag Order 3183. (10 maggio): pag. 7.

——. 1972c. The Organization Executive Course. Volume 6. Copenhagen, Denmark: Scientology Publications Organization.

——. 1975. Dianetics and Scientology Technical Dictionary. Los Angeles: Publications Organization.

 

——. 1976a. The Technical Bulletins of Dianetics and Scientology. Volume II, 1954-1956. Copenhagen and Los Angeles: Scientology Publications.

——. 1976b. Modern Management Technology Defined. Copenhagen: New Era Publications.

——. 1977. ” Estates Project Forces.” Flag Order 3129R (16 giugno,1977 Revisione del 16 giugno 1972): pag. 2.

[Hubbard, L. Ron]. 1969. “Brainwashing.” Freedom. International U.S.A. Edition No. 2 (March 11): [4-5].

Hubbard, L. Ron [Probable Author]. n. d. [circa 1955]. Brain-Washing[.] A Synthesis of the Russian Textbook on Psychopolitics. Editorial Note by Kenneth Goff. South Pasadena, California: Emissary Publications.

Hubbard, L. Ron [Probable Author]. 1955. Brain-Washing[.] A Synthesis of the Russian Textbook on Psychopolitics. Editorial Note by Charles Stickley. Los Angeles: The American Saint Hill

Organization.

Jebson, Steve. 1997. “Subject: Stephen A. Kent (Ph.D.)– Addrss Leipzig, Germany.” (14 settembre); scaricato da web.

Kent, Stephen A. 1994. “Misattribution and Social Control in the Children of God.” Journal of Religion and Health 33 No.1 (primavera): 29-43.

——. 1997. “Scientology–Is This a Religion?” Presentazione fatta al 27esimo Deutscher Evangelischer Kirchentag (20 giugno): pag. 49.

Kent, Stephen A. (Intervistatore). 1987. “intervista con Fern [pseudonimo].” Pag. 70.

——. 1994. “intervista con Robert Voughn Young (13 agosto) pag. 71.

——. 1997. “intervista con Dale [pseudonimo].” (1 aprile): pag. 18.

——. 1997. “intervista con Dennis Erlich” (30 marzo): pag. 18.

——. 1997a. “intervista con Ernesto [pseudonimo, in Scientology].” (12 marzo) pag. 35.

——. 1997b. “intervista con Pat [pseudonimo] (12 marzo): pag. 16.

——. 1997. “intervista con Monica Pignotti” (6 aprile): pag. 31.

Kent, Stephen A. e Deana Hall. 1997. “Brainwashing and Re-Indoctrination Programs in the Children of God/The Family.” Paper Presented at the Association for the Sociology of Religion,

(Agosto): pag. 34.

Kominsky, Morris. 1970. The Hoaxers: Plain Liars, Fancy Liars, and Damned Liars. Boston: Branden Press.

Lifton, Robert Jay. 1961. Thought Reform and the Psychology of Totalism. London: Victor Gollancz.

Mayo, David. 1994. “Affidavit.” (14 ottobre): pag. 4 scaricato dal web.

Mayo, Julie. 1996. “Dichiarazione” (16 aprile): pag. 16; scaricato da web.

Miller, Russell. 1987. Bare-Faced Messiah. The True Story of L. Ron Hubbard. London: Michael Joseph.

Nefertiti [pseudonimo]. 1997. “The Church of Scientology or the Guru’s Gulags. Story of An Escape.” (Maggio).

NUKEWASTER. 1997. “Current Sea Org Salaries? (Still More).” Scaricato da alt.religion.scientology, (3 dicembre [sic: 2 dicembre]):pag. 1; in risposta a: Mark Dallara. 1997: “Current Sea Org Salaries?” (1 dicembre): pag. 1.

Pignotti, Monica. 1989. “Le mie nove vite in Scientology”, scaricato da web, pag. 36.

Rosenblum, Anne. n. d. [pre 1995]. “Dichiarazione di Anne Rosenblum.” Inviato da Dennis Erlich. Pag. 9; Scaricato da web.

Royal Courts of Justice. 1984. Decision in ‘B & G Wards,’ High Court, London. Judge J. Latey. (23 luglio): pag. 53.

Scheflin, Alan. W. and Edward M. Opton, Jr. 1978. The Mind Manipulators. New York: Paddington.

Schein, Edgar H. [with Inge Schneier and Curtis H. Barker]. 1961. Coercive Persuasion. 1977 Reprint. New York: W.W. Norton & Company.

Sea Organization. 1977. “What’s Happening on the EPF/RPF.” Newsletter. (17 marzo): pag. 5.

Shelor, George-Wayne. 1984. “Ex-Members Denounce Sect Rehab Program.” Clearwater Sun (28 agosto): 1B, 2B.

Corte Superiore dello Stato della California per la Contea di Los Angeles. 1984. Church of Scientology of California, querelante, contro Gerald Armstrong, Imputato, Mary Sue Hubbard,

Intervenuto. No. C 420153. “Reporters’ Transcript of Proceedings.” Mercoledì 10 maggio. Volume 9: 1389-1563.

Tabayoyon, Andre. 1994. “Dichiarazione di Andre Tabayoyon,” in Church of Scientology International contro Steven Fishman and Uwe Geertz. Corte Distrettuale degli Stati Uniti, Distretto Centrale della California, Caso No. CV 91 6426 HLH (Tx), (4 aprile): pag. 64 (Più allegati).

Tabayoyon, Mary. 1994. “Dichiarazione di Mary Tabayoyon,” in Church of Scientology International contro Steven Fishman and Uwe Geertz. Corte Distrettuale degli Stati Uniti, Distretto Centrale della California, Caso No. CV 91 6426 HLH (Tx), (4 aprile): pag. 36 (Più allegati). Scaricato da web.

Corte d’Appello degli Stati Uniti. 1973. “U. S. contro v. uno strumento… “Elettrometro Hubbard” 71-2064. Distretto del Circuito di Columbia 3/1/73. 475 F.2d 418 (Table).

Corte Distrettuale degli Stati Uniti. 1971. “U. S. contro v. uno strumento… “Elettrometro Hubbard” o “Hubbard E-meter” ecc., Founding Church of Scientology et al, Attori. No. D.C. 1-63. District of Columbia. (30 luglio): 357- 369; 333 F.Supp 357 (1971).

Welkos, Robert W. and Joel Sappell. 1990. “Defettori raccontano esperienze di duro lavoro e punizioni” Los Angeles Times (26 luglio): [24-25].

Whitfield, Hana. 1989. “Affidavit.” (8 agosto): pag. 11. Scaricato dal web.

Whitfield, Hana (Eltringham). 1994. “Dichiarazione rivista di Hana Whitfield Rif. mozione per costi.” Corte Distrettuale degli Stati Uniti, Distretto Centrale della California. No.CV 91-6426 HLH (Tx). (4 aprile): pag. 44; Scaricato da un posting di Tilman Hausherr su alt.religion.scientology (12 aprile 1997).

Young, John L. e Ezra E. H. Griffith. 1992. “A Critical Evaluation of Coercive Persuasion as Used in the Assessment of Cults.” Behavioral Science and the Law 10: 89-101.

Young, Stacy Brooks. 1994. “Dichiarazione di Stacy Brooks Young.” in Church of Scientology International contro Steven Fishman and Uwe Geertz. Corte Distrettuale degli Stati Uniti, Distretto Centrale della California, Caso No. CV 91 6426 HLH (Tx), (4 aprile): pag. 82 (Più allegati).

Young, Robert Vaughn. 1997. “Another re Hubbard’s Gulags: RPF’s RPF.” Scaricato da alt.religion.scientology (25 settembre): pag. 6.